Donald Lowe (1982) ha proposto una fenomenologia della percezione fondando la sua analisi su tre fattori che strutturano il contesto "immanente ed ermeneutico": mezzi di comunicazione che organizzano e facilitano l'atto percettivo, la gerarchia dei sensi che strutturano il soggetto come corpo percettivo, i principi epistemici che danno ordine al contenuto di ciò che viene percepito. Tra i principi epistemici sono inclusi i concetti di spazio e di tempo come griglia assoluta della percezione. L'autore spiega che lo spazio ed il tempo della percezione borghese del mondo sono stati piegati da un modo sistematico e sincronico della globalizzazione. Il capitalismo avanzato non vede più un tempo lineare, ma "un sistema sincronico di opposizioni binarie e di differenze senza identità". Secondo Lowe non siamo ancora entrati esclusivamente nel nuovo ordine epistemico, ma fluttiamo tra il modo borghese e il modo della globalizzazione interpretando in ambedue i modi.
Gli ordini epistemici si sono succeduti in base alla disposizione dei mezzi di comunicazione. La cultura orale e chirografica del Medioevo si sarebbe organizzata intorno alle regole epistemiche dell'anagogia che metterebbe in comunicazione con il mondo soprannaturale che è l'ipostasi che spiega il mondo sensibile che non sarebbe altro che una illusione. Invece alle millenarie radici della cultura indiana è posto il pensiero dei Veda, che letteralmente richiamano la visione, tanto che si dice che i bardi udivano e vedevano le divinità. I testi propongono una riflessione metafisica svincolata da ogni concretezza pratica e sociale che risponde alle domande ultime dell'esistenza.
L'iconoclastia è sempre in agguato e questo perché le immagini irretiscono i sensi, si pongono come feticci e non è un caso che si dica che la fede va seguita ciecamente. Tornando all'inizio, l'uomo laico contemporaneo è un vedente e non solo un oggetto osservabile, è quindi responsabile della sua visione e del dialogo sul senso del mondo. Ad ogni tipo di immagine corrisponde perciò un iconoclasta – religioso, scientifico, sociopolitico – tutti uniti da un proprio rigorismo morale.
La globalizzazione porta con sé uno scenario nuovo per le relazioni sociali, persone fisicamente e culturalmente lontane diventano i nostri vicini e in contatto prossemico attraverso i mezzi di comunicazione elettronica quando da sempre siamo abituati a muoverci all'interno di gruppi chiusi. Come direbbe Lowe, vi è una sedimentazione dei campi percettivi e le persone sono immerse in una realtà multivariata che percepiscono ancora in modo unilineare e autoreferenziale. Oppure, persino lo spazio ed il tempo, capisaldi della classicità e del Medioevo, diventano variabili di un sistema relativistico.
Passando dalla prossemica all'oralità, dall'oralità alla scrittura, la comunicazione umana ha conosciuto diverse modalità di esercitare lo sguardo e perciò nemmeno i segni sono rimasti uguali. Lowe dice che siamo passati dalla comunicazione dei segni alla meta-comunicazione delle immagini intendendo che il segno grafico sta cedendo il posto all'immagine, perciò è più semplice trovarsi di fronte al disegno di una mela che alla parola 'mela'. Questo passaggio permette un accesso diretto alla forma da rappresentare e questa ha un alone semantico più incline all'associazioe perché più ricco di riferimenti. La mela è verde, è attaccata all'albero, è tonda. La parola, orale o scritta, non lo è.
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