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domenica 14 dicembre 2014

Filosofia delle scienze umane: l'organismo di Heidegger

Comportamento e stordimento dell'animale [§ 58-60]

Ora della capacità occorre spiegare il di-che. Vedere, afferrare, digerire, ecc. sono processi per la biologia. Anche per un sasso che si scalda al sole lo scaldarsi è un processo. Ciò rende insignificante dire che vedere o digerire sono processi. Manca di adeguatezza e non possiamo considerare il di-che un mero decorso di eventi.
Per il lombrico che fugge dalla talpa il fuggire è un comportamento. L'essere-capace-di è capace di un comportamento. L'essere-capace-di come detto è istintuale. L'uomo può comportarsi bene oppure male e questo comportarsi dell'uomo è così per via della condotta, il condursi-rapportandosi-a è il modo d'essere umano. Il comportamento animale non è un fare e agire, come la condotta dell'uomo, bensì un praticare, termine che Heidegger usa per i modi animali caratterizzati dall'essere sospinti da ciò che è istintuale. L'istinto non scompare quando l'animale si mantiene in una pratica, bensì proprio nella sua pratica l'istintuale è ciò che è [305].
Come l'organismo in quanto capace e comportantesi è peculiare? Il comportamento è in sé essere-abile e di questo essere-abile è stato detto che è un trattenersi-presso-sé. Il comportamento, nella sua pratica, è un modo tale con cui l'animale si trattiene e si coinvolge. Dunque il comportamento non è qualcosa che va, non è un raggio che spande, ma è appunto un trattenersi-in e un coinvolgersi prendendosi senza riflessione. Il comportamento è possibile soltanto in virtù del coinvolgimento dell'animale presso di sé.
Il nome di questo coinvolgimento presso sé dell'animale è chiamato da Heidegger "stordimento" ed è essenza animale e condizione di possibilità secondo cui l'animale si comporta in un ambiente e non in un mondo. L'attività cardiaca è identica, per l'animale, al vedere e all'afferrare. Tutto l'animale è comportamento e lo stordimento non è un perdere coscienza da cui l'animale può riaversi, ma l'essenza dell'animale.
Il comportamento è un esser-sospinto-verso che è al contempo un esser-sospinto-via. In generale, il vedere e l'afferrare sono in sé un esser-riferito-a, nel senso che non sono in sé un movimento ma un movimento-verso. Il vedere è quanto viene visto, l'udire quanto viene udito. Ma che tipo è questo esser-riferito e in che modo si distingue dalla condotta umana?
È stato osservato che se ad un ape che sta succhiando il miele le se recide l'addome, questa continuerà a succhiare mentre il miele le cola da dietro. L'ape non constata affatto che c'è troppo miele e ancora meno che è senza addome, semplicemente continua la sua pratica. È semplicemente assorbita dal cibo. Questo esser-assorbita è proprio l'istintuale verso-a. L'esser-spinta e l'esser-assorbita preclude all'ape di constatare la sussistenza, impedisce di porsi di fronte al cibo.
La mancanza dell'addome impedisce la sazietà, l'averne abbastanza di cibo. Il modo della sazietà è di inibire la pratica del succhiare, ma questo inibire non è riferito al cibo. Una volta che l'ape è saziata non cessa di essere stordita, piuttosto lo stordimento si converte in un'altra pratica.
Stordimento animale significa essenziale sottrazione di ogni apprensione di qualcosa in quanto qualcosa. L'essenza dello stordimento è di essere-assorbito-da senza potersi rapportare a questo, a quello, a qualcosa in quanto sussistente, in generale all'ente.
Nel comportamento l'ente non è manifesto e non può essere perciò dischiuso, ma nemmeno chiuso. Non possiamo nemmeno dire che l'ente sia precluso all'animale, semplicemente l'animale è al di fuori di questa possibilità. Né l'ambiente, né se stesso sono manifesti non sono manifesti e si sottraggono dalla possibilità di essere chiusi e dischiusi. Essendo messo in ciclo tra l'ambiente e sé l'animale non sperimenta in quanto ente nessuno dei due [317].
L'esser sospinto da istinto a istinto sospinge l'animale e lo mantiene in un cerchio dal quale non salta fuori e all'interno del quale si apre qualcosa per l'animale. L'animale è circondato dai suoi istinti.
Se il momento negativo dell'essere circondato dai suoi istinti è in non poter entrare in relazione con qualcosa in quanto tale, il momento positivo è allontanare. Questo tratto fondamentale del comportamento, l'allontanamento, può essere un annientare – divorare – oppure un indietreggiare-di-fronte-a. Allontanare è il positivo di non-entrare-in-relazione-con. Heidegger fa l'esempio dell'istinto sessuale di alcune femmine d'insetto, le quali, finita la copula, divorano il maschio. L'altro non esiste mai come mero animale vivente, bensì come partner sessuale o come preda, ma comunque in qualche forma dell'esser-allontanato-da [319].
L'esser-capace-di istintuale e al-servizio, la totalità dell'abilità coinvolta in sé, è un venir-sospinti-verso da parte degli istinti, il quale circonda l'animale in modo che proprio questo cerchio ambientale rende possibile il comportamento nel quale l'animale è riferito ad altro. L'altro non è però manifesto come ente. Non è nemmeno una connessione meccanica, poiché l'animale si apre incontro all'altro: l'altro induce l'esser-capace-di e mentiene sotto stimolo il comportamento. L'altro mette in moto l'esser-capace di volta in volta disinibendolo. L'altro viene preso dentro in questa maniera che chiamiamo disinibizione2. Tutto ciò che non penetra il cerchio ambientale non colpisce l'animale e si potrebbe dire che non può entrare in relazione, allontanare, né non entrare in relazione [325].
Il rinchiudersi in un cerchio dunque non è una segregazione, bensì un aprente tracciare un cerchio ambientale all'interno del quale l'animale può disinibire questo o quel disinibente. L'animale è rinchiuso nel suo cerchio disinibente nel quale è prescritto cosa può colpire il comportamento. La vita dell'animale è la lotta per questo cerchio ambientale.
Nel suo istintuale essere-riferito-a il comportamento è aperto-per. Ma, in quanto pratica istintuale, è al contempo attaccabile e rinvenibile solamente da ciò che può indurre l'istintuale esser-riferito a diventare pratica, cioè da quanto può disinibire [327].
Lo stimolo è una causa sui generis. Lostimolo rimane indisturbato e non subisce la reazione corrispondente come nelle leggi della meccanica. La condizione della stimolabilità in generale è pensata al contrario. Lo stimolo e il venir-stimolato succedono la disinibizione e l'incerchiamento, perché solo lì è possibile la stimolabilità.

Delimitazione conclusiva del concetto essenziale di organismo [§ 61]

Riepilogando, l'essenza dell'organismo è lo stordimento e i momenti strutturali dello stordimento sono: 1. sottrazione essenziale della possibilità della manifestatività dell'ente in quanto ente (l'animale non ha percezione); 2. essere-assorbito dalla pratica nel quale l'animale è aperto in relazione ad altro; 3. coinvolgimento nella totalità degli istinti gli uni sospinti verso gli altri; 4. l'apertura porta con sé un cerchio ambientale che può esser colpito dal disinibente dell'esser-capace-di; 5. lotta per il cerchio ambientale come carattere della vita stessa; 6. condizione di possibilità di ogni comportamento.
I passi decisivi compiuti dalla biologia fino al 1929 per Heidegger sono due: la concezione di organismo come totalità dell'animale al contrario della mera summa fisiologica (Driesch); l'ecologia applicata alla biologia come comprensione della compagine relazionale dell'animale con il suo ambiente garantendo la comprensione dell'organismo munito di cerchio disinibente (Uexküll).
L'analitica dell'animalità non si conchiude poiché lo stordimento non esaurisce l'organismo. Ogni forma di vita non è solamente organismo, bensì in modo uguale ed essenziale processo dal punto di vista formale e quindi movimento [339]. Nascita, crescita, maturità, invecchiamento e morte vengono chiamati da Heidegger mobilità di tipo particolare e determina l'animale in quanto tale. Lo stordimento è in sé una determinata mobilità che di volta in volta si sviluppa e si atrofizza. Tuttavia proprio la morte è legata nel più profondo alla mobilità della vita, e il problema della mobilità della vita va svolto in riferimento ad essa, anche se non ad essa soltanto.

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