Come accennato la memoria di lavoro è correlata con i test di intelligenza e con stime del fattore g. Il CML (controllo di memoria di lavoro) può essere rappresentato come un continuum che, come nel modello a cono, esplica bene i vari gradi di deficit mentale. La teoria del controllo della memoria di lavoro spiega bene la relazione tra apprendimento e intelligenza mettendole in contatto tramite la capacità della memoria di lavoro e il suo controllo attivo. Ackerman et al. (2005) hanno criticato l’approccio memoria di lavoro-intelligenza conseguendo una meta-analisi su vari risultati ottenendo una correlazione modesta .48 tra ML e intelligenza.
I processi implicati nella memoria di lavoro sono principalmente due attenzione focalizzata e inibizione dalle distrazioni. L’attenzione è una gamma eterogenea di processi cognitivi che va da uno stimolo catturante a una modalità di rapportarsi allo stimolo in modo controllato. Cowan e Engle sostengono che l’attenzione sia domain free, cioè indipendente dal contenuto e che si possa misurare con compiti di attenzione ad un messaggio da un orecchio, mentre nell’altro può essere chiamato il proprio nome. Lungi però da creare un’identità tra attenzione, memoria di lavoro e intelligenza. Per quanto riguarda l’inibizione si pensa che sia un processo selettivo ulteriore all’analisi che esclude valutando la pertinenza di stimoli in base al tema di lavoro. Il DDAI mette sufficientemente in crisi la centralità della memoria di lavoro nel fattore intelligenza. Ma se si spiega il DDAI come un deficit nei meccanismi inibitori che lasciano inalterate la performance della ML allora la teoria non è inficiata.
Zelazo e Frye hanno proposto una teoria della complessità cognitiva e del controllo introducendo il concetto di embedding. In età evolutiva si ha il passaggio tra operazioni irreversibili a reversibili, alla base c’è la capacità del bambino nel dare un peso e una natura diversa al materiale del proprio ragionamento e quello delle proprie sensazioni. L’embedding è un processo che viene applicato agli argomenti in modo che vi possa essere applicata la logica. Emerge che cruciale non sia la memoria di lavoro in sé predittrice dell’intelligenza, ma il suo controllo.
Nel modello a cono le componenti considerate sono: emotivo-metacognitiva, motivazionale-culturale, esperienza e controllo della ML. L’esperienza è a contatto con la base che è il livello delle abilità semplici. I fattori emotivo-metagognitvi sono a contatto con il vertice cioè l’area di controllo massimo. La dimensione verticale è il CML che è in relazione con fattori motivazionali-culturali.
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