La mente smarrita. La memoria spaziale
Memoria visiva e memoria spaziale sono due memorie distinte, però noi cogliamo relazioni spaziali attraverso la vista e vediamo oggetti disposti nello spazio. La memoria spaziale ha rispetto ad altri tipi di memorie un ruolo adattivo più primitivo, tutti gli animali hanno necessità di orientarsi nello spazio. Le informazioni spaziali vengono memorizzate automaticamente e i nostri ricordi spaziali sono fortemente evocativi.Quando chiediamo informazioni per raggiungere un luogo spesso ci sono fornite molte informazioni, più di quelle che la memoria di lavoro può adoperare. Per ricordare il percorso è opportuno tradurre le informazioni verbali direttamente in mappe mentali.
Un modo elaborato dalla mente per rendere più semplice da operare l’ambiente spaziale è costituito dallo schematismo spaziale. Una semplificazione per codificare le informazioni spaziali proposte è quella di raddrizzare e rendere retti angoli che non lo sono. Ad esempio la maggioranza delle persone tende a disegnare l’Italia più dritta di quello che è e se si chiede se Napoli è più a est di Trieste, sempre la maggior parte, risponde falso. In realtà Napoli è più a est di Trieste, ma nell’Italia raddrizzata no.
Ad ogni modo i ricordi spaziali vengono memorizzati in due formati diversi. Il formato route prende come punti di riferimento oggetti notevoli del percorso ed è come se lo si percorresse in prima persona. Il formato survey è più simile ad una visuale dall’alto dell’ambiente spaziale.
Dati empirici suggeriscono che le femmine siano meno abili dei maschi quando sono alle prese con informazioni spaziali. Natura o cultura? Sta di fatto che donne esperte di orieentering hanno le stesse prestazioni degli uomini. Sono eccezioni biologiche oppure è l’allenamento? Sta di fatto che anche queste campionesse di orientamento spaziale possono avere difficoltà con la rotazione spaziale.
È successo realmente? Monitoraggio di realtà e false memorie
Un’abilità umana consiste di assegnare il fatto di essere reale o meno ad un ricordo. Questa operazione è definita monitoraggio di realtà. È data per scontata, ma non lo è poi tanto. Capita di credere che ricordi di situazioni realmente esperite vengano considerate parto della fantasia, ma anche, al contrario, allucinazioni o filmati televisivi vengano scambiati per reali. Reagan, ad esempio, era solito raccontare come per realmente accadutogli un evento visto in un film.Ogni volta che viene scambiato per realmente esperito un evento soltanto pensato viene chiamato “falsa memoria”. È un fenomeno in larga misura spontaneo, però psicologi della testimonianza che manipolazioni dall’esterno possono procurarle.
Un modo per ovviare ai falsi ricordi è quello di contestualizzare il ricordo, cioè chiedersi: dov’ero? Che periodo era? Con chi ero? Etc. Anche se a dire il vero spesso il contesto viene rapidamente portato nell’oblio.
I bambini e gli anziani sono i più soggetti a falsi ricordi. Un bambino riesce a ricordare perfettamente chi ha fatto cosa, ma contemporaneamente possono confondere immaginazione e realtà. Gli anziani possono ricordare come vere cose in realtà solo pensate. Possono dimenticare di avere detto o visto qualcosa, oppure immaginare di aver detto e visto.
Il deficit di monitoraggio è stato studiato e viene ricondotto all’indebolimento dei lobi frontali con il processo di invecchiamento. I ricercatori si sono chiesti se l’indebolimento colpisca l’analisi dell’evento o del contesto. A quanto pare è un deficit dell’analisi dell’evento, cioè la scena da memorizzare in sé e per sé. Il contesto sarebbero state le informazioni ausiliarie di cui accennato prima. Gli studiosi spiegano che gli anziani soffrirebbero di “inflazione immaginativa”. Il fenomeno osservato da Goff e Roediger (1998) è stato elicitato tramite un esperimento in cui gli anziani avrebbero fatto gesti minimi, quindi azioni decontestualizzate. A distanza di tempo gli anziani facevano fatica a ricordare quali azioni avevano effettivamente eseguito e quali solo immaginato.
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