La comunicazione nel mondo animale si determina allorquando c’è uno scopo comunicativo, cioè rivolto ad altri animali. Il canto dell’uccello è comunicazione, la postura rilassata del primate è comunicazione. Gli ultrasuoni del pipistrello, benché avvisino la falena della sua presenza, non è comunicazione perché il pipistrello non li attua con il fine di comunicare, ma per orientarsi.
Scopo non deve essere confuso con intenzione in quanto questa implica la coscienza. La cibernetica spiega come può esserci scopo senza coscienza. MacKey asserisce che un sistema cibernetico a scopi che si attuano con l’azione e il feedback che aggiusta i parametri interni senza che ci sia coscienza. Konrad Lorenza stesso, e l’etologia in generale, rifiuta il finalismo e il disegno intelligente in natura, quindi la risposta animale può essere determinata da leggi imposte dalla biologia molecolare. Infine possiamo dunque dividere gli scopi animali in scopi evoluzionistici, cioè dettati dalla genetica, e scopi intenzionali, dettati dalla coscienza.
Hamilton (1964) spiega il comportamento biologico tramite la teoria della fitness, cioè la capacità di far sopravvivere il proprio patrimonio genetico. La fitness diretta è relativa al proprio genoma, mentre la fitness indiretta è la quota di geni presente nel genoma dei parenti. La fitness globale è la somma di diretta ed indiretta. Applicando la teoria della fitness anche alla comunicazione animale si deduce che lo scopo di fondo sia quella di accrescere la fitness globale.
Gli animali utilizzano la comunicazione quando devono collaborare, cioè accrescere la fitness di entrambi. È una comunicazione onesta attuata quando viene trovato del cibo (food calls), quando si coordinano per la caccia (hunter bark) oppure quando è in atto una cattura (capture call). Ma oltre alla ricerca di cibo, la coordinazione di gruppi gregari, le cure parentali e la riproduzione, la comunicazione animale è utilizzata spesso anche a scopo di difesa. Ad esempio negli uccelli si nota, quando in vicinanza di un predatore, il gruppo si coordina per mantenersi compatto. Nei pesci è impressionante lo schooling, branchi di pesce immensi si mantengono in formazione anche dopo improvvisi e rapidi cambiamenti di traiettoria.
Per la riproduzione gli animali devono riuscire in più attività: 1) incontrare il partner, 2) sincronizzare il periodo fertile, 3) conservare l’isolamento della specie, 4) superare l’aggressività del partner. Per le specie in cui non si vive in gruppo non è facile incontrare il compagno, certe volte se il dimorfismo sessuale è notevole si corre il rischio che il partner venga attaccato. Di fatto in alcune specie di uccelli si può notare come nel corteggiamento venga riproposta una sorta di cura parentale.
Gli animali utilizzano la comunicazione quando devono competere, cioè accrescere la fitness del mittente. L’inganno non è raro nel mondo animale, basti pensare al mimetismo. Assumere sembianze fuorvianti può avvenire tra membri della stessa specie (mimetismo intraspecifico) e tra animali di specie diverse (mimetismo interspecifico). Se è attuato dalla preda è mimetismo difensivo, se dal predatore è mimetismo aggressivo. Il mimetismo intraspecifico è attuato solamente attraverso il comportamento in caso di interazioni conflittuali o riproduttive. Come detto alcune righe fa, delle specie di uccelli fanno finta di essere dei pulcini. Ad esempio il cane si atteggia da cucciolo per bloccare l’aggressività altrui in segno di sottomissione. Il maschio della lucciola Plotinus finge di essere una femmina, ma lo fa per ingannare i maschi rivali. Nel mimetismo interspecifico possiamo distinguere il 1) mimetismo criptico o camuffamento quando l’animale assume il colore (omocromismo) o la forma (omomorfismo) degli oggetti ambientali circostanti; 2) mimetismo vero batesiano quando un animale indifeso assomiglia ad un animale aggressivo; 3) mimetismo vero mülleriano avviene quando animali di specie diverse e armate si assomigliano; 4) mimetismo martensiano avviene qualora animali inermi e molto armati assomigliano ad animali mediamente armati.
Di regola le competizioni interspecifiche per la conquista del territorio e delle risorse è più cruenta e sanguinaria rispetto a quella intraspecifica che è ritualizzata. Ad esempio nei primati, nella competizione aggressiva, è comune nei conflitti tra cospecifici assistere a richiami d’allarme ingiustificati durante una battaglia oppure segnali di riappacificazione per poter attaccare di sorpresa. Nella competizione riproduttiva i maschi di alcuni uccelli imparano il canto di altri maschi per poterne rubare il posto e questo spiega come mai i canti spesso siano così elaborati. Nei babbuini si assiste a coalizioni di maschi per soffiare la femmina di un rivale.
Pure nella comunicazione cooperativa si possono assistere a degli inganni. La scimmia Rhesus non avverte di avere trovato il cibo se è da sola, benché sappia della repressione sociale per questa violazione. Alcuni uccelli lanciano falsi allarmi per cibarsi indisturbati. Esiste una quota di tolleranza tra i membri del gruppo, ma alcune volte si assiste ad un controinganno.
La comunicazione altruistica è vantaggio del ricevente e non rientra apparentemente nelle regole della fitness. Una spiegazione è data dalla teoria della kin selection (Hamilton). La selezione di parentela prevede che a certe condizioni l’individuo abbia più probabilità di trasmettere i suoi geni favorendo la sopravvivenza dei parenti. L’altra ipotesi è quella dell’altruismo reciproco o reciprocità, in cui per specie i cui individui si riescono a riconoscere queste hanno un vantaggio differito.
La comunicazione ludica o dispettosa è a scapito di entrambi. Nei primati e in alcuni carnivori si assiste a metasegnali che avvisano che il combattimento è simulato, oppure hanno la faccia da gioco, cioè una versione esagerata e ritualizzata di un’espressione utilizzata durante il combattimento vero. Perché è utili il gioco? 1) Teoria del surplus di energia (Spencer) prevede che individui che si trovino con energie rimanenti le usino in attività senza vantaggio; 2) Teoria dell’esercizio (Groos) prevede che in fase di maturazione gli animali apprendano i comportamenti nei giochi (roditori che hanno avuto tempo per giocare hanno reti neurali più complessi), che serva inoltre per mantenere la funzionalità attraverso l’allenamento; 3) Teoria motivazionale (Eibl-Eibesfeldt) prevede che dietro al gioco ci sia anche una motivazione intrinseca di need for competence e ci siano bisogni cognitivi innati tramandati dall’evoluzione; 4) Teoria della creatività (Köhler) prevede che il gioco sia una fase di problem solving in cui vengano prodotte nuove soluzioni.
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