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domenica 14 dicembre 2014

Filosofia delle scienze umane: il corpo in Merleau-Ponty

III. La spazialità del corpo proprio e la motilità


Lo schema corporeo

La spazialità del corpo proprio: le parti sono implicate l'una nell'altra e non sono dispiegate l'una accanto all'altra. Nell'allorchia le sensazioni della mano controlaterale sono trasportate come sistema e non come mosaico nell'altra mano. Questo perché l'intero corpo non è un aggregato di organi giustapposti nello spazio.
Tengo il mio corpo in un possesso indiviso grazie ad uno schema corporeo. Esistono due modi di descrivere lo schema corporeo. 1) La prima è un riassunto dell'esperienza corporea atto a fornire un commento dell'enterocettività (sensazioni) e della propriocettività (posizioni). Lo schema si costruisce nel corso dell'infanzia per via associazionistica. L'allorchia mostra che questo schema corporeo non è esplicativo dell'esperienza in quanto il disegno del corpo è un disegno globale che scende dal tutto alle parti e regolato da una legge unica.
2) Trattandosi di disegno del corpo, la totalità supera l'associazione, e lo schema corporeo sarebbe una forma proprio nel senso di Gestalt. Questa definizione è superata dagli psicologi, in quanto riportano che lo schema è dinamico. Come nell'anosognosia, per cui l'arto non conta più nello schema corporeo, la forma non sarebbe un semplice calco e nemmeno la coscienza globale delle parti del corpo disponibili, lo schema corporeo integra attivamente in ragione dei progetti dell'organismo.
Significa che il mio corpo mi appare in vista di un certo compito attuale o possibile, dunque non si tratta di una spazialità di posizione ma di una spazialità di situazione. La parola "qui" riferita al mio corpo non indica una posizione determinata del mio corpo all'interno di uno spazio, ma l'installazione delle prime coordinate e l'ancoraggio del corpo attivo in un oggetto, la situazione del corpo di fronte ai suoi compiti. Insomma, lo schema corporeo è un modo di dire che il mio corpo è al mondo e che il corpo è il terzo termine sottinteso del rapporto figura-sfondo. Una analisi della spazialità del corpo che tenga in considerazione solo figure e punti è errata, poiché senza orizzonti i punti e le figure non possono essere concepiti, né essere tout court.
Essere situati di fronte al mondo significa anche inerire ad uno spazio orientato. Che senso hanno le parole "su", "giù", "destra" e "sinistra" se non potessero essere distinte l'una dall'altra? Ammettere che non c'è un senso distinto dalla spazialità oggettiva (della geometria) porta a contraddire la nostra esperienza per cui le cose dello spazio intelligibile hanno un senso (una direzione). Lo spazio omogeneo (della geometria) può esprimere il senso dello spazio orientato solo perché l'ha ricevuto da questo. Lo spazio corporeo può diventare un frammento dello spazio oggettivo solo se contiene il fermento dialettico che lo trasformerà in spazio universale.
La struttura punto-orizzonte è il fondamento dello spazio e non solo, per me non ci sarebbe spazio se non avessi un corpo. Lo spazio corporeo e lo spazio esterno formano un sistema pratico e la spazialità del corpo si compie nell'azione. L'analisi del movimento proprio può permettere di comprendere la spazialità del corpo.

Greifen e Zeigen, concreto ed astratto

La cecità psichica e i cerebellari offrono un esempio clinico di disabilità riferita alla spazialità del corpo proprio. Questi pazienti non riescono ad eseguire movimenti "astratti" e quelli affetti da cecità psichica non riconoscono la posizione di contatto e la forma di oggetti applicati al corpo. Riesce a compiere movimenti astratti solo se è disponibile alla visione l'arto e in seguito a diversi movimenti preparatori. In genere si assiste ad una preferenza per i movimenti concreti come "prendere" e "toccare" (Greifen), anziché indicare e mostrare (Zeigen).
La psicologia classica non distingue il concetto di "luogo", che è sempre una posizione o una rappresentazione (Vorstellung), che è o non è. Appare però in questi casi che esiste una intenzione di prensione senza una intenzione di conoscenza. Il corpo del malato è in questo caso una ganga della sua azione abituale per inserirsi nel proprio mondo, ma non un mezzo d'espressione di pensiero spaziale libero e gratuito. Il malato compie gesti solo richiamando a sé la situazione effettiva del loro compimento, partecipa ad un mondo in cui i suoi movimenti sono una naturale prosecuzione dei fatti. Il corpo del malato è la potenza di un certo mondo in cui è installato. Non c'è coscienza tetica, non ci sono oggetti kantiani, degli stimoli e delle reazioni. Egli è il suo corpo. Il soggetto sano invece ha sempre delle "prese" sul suo corpo e dispone del suo corpo al di fuori di un ambiente concreto che delimita gli stimoli.
Il malato che abbozza la localizzazione del contatto e comincia a muovere tutto il corpo potrebbe far comprendere come il soggetto sano, al contrario, abbozzi dei "movimenti virtuali" e la parte del corpo esce dall'anonimato. Il soggetto malato è quindi intrappolato nell'attualità, quallo sano di possibili "virtuali". Il possesso spaziale rimane la condizione primordiale di ogni percezione vivente. Il movimento effettivo nella ricerca dell'arto, per i malati, è un'articolare di una massa amorfa. Il corpo si agita finché non trova il movimento.
Non si può parlare di deficit cognitivo, il malato comprende benissimo la consegna, per lui è un significato intellettuale che non ha un significato motorio. A conti fatti non manca né la motilità né il pensiero. Nel sano ogni moviemento ha un "progetto motorio" e il corpo stesso è la potenza motrice. Senza progetto motorio e senza corpo motrice l'intenzione motoria è lettera morta. Il movimento ha un suo sfondo, che compartecipa al movimento in una totalità unica. Nel movimento concreto lo sfondo è il mondo dato, nel movimento astratto è il mondo costruito. La percezione e il movimento formano un sistema che si modifica come un tutto.

Funzione di proiezione e critica al metodo induttivista ed al pensiero causale in generale in psicologia
Il movimento astratto scava nello spazio fisico una zona di riflessione all'interno del mondo in cui si svolge il movimento concreto. Il primo avviene nel possibile e dispone da esso il suo sfondo, il secondo nell'attuale che fa da sfondo. Alle spalle del movimento astratto risiede una funzione di “proiezione” o di “evocazione” mediante la quale il soggetto crea uno spazio libero. In sostanza la funzione di proiezione getta sul mondo concreto un sistema di significati interno all'esterno. Nel soggetto sano i progetti polarizzano il mondo.
Osservando il soggetto affetto da cecità psichica o un cerebellare che conduce il suo arto al movimento astratto dopo averlo visto, induttivamente sembrerebbe che la distinzione tra movimento astratto e movimento concreto, tra Zeigen e Greifen, si lascerebbe ricondurre alla distinzione tra tattile e visivo. Per cui la funzione di proiezione si lascerebbe ricondurre alla percezione e rappresentazione visiva. Ma ciò è dovuto ad una mancata comprensione sottostante al metodo induttivo che si basa su assenza, presenza e correlazione.
Le critiche al metodo induttivo sono:
1) La “causa” di un “fatto psichico” non è ma un altro “fatto psichico” che si rivelerebbe alla semplice osservazione;
2) in psicologia si deve rifiutare l'empirismo, il metodo induttivo e il pensiero causale in genere.
Motivazioni:
1) Il malato colpito da una massiccia deficienza della conoscenza visiva cercherebbe di creare uno “sfondo cinestesico”, anziché visivo, del suo movimento. Ma essendo lo sfondo cinestesico labile, dato che ad ogni movimento viene modificato, deve essere continuamente ricostruito. Ciò che mancherebbe è il campo visivo. Questa spiegazione però ha un difetto: se prendiamo un soggetto sano e gli chiediamo di fare un movimento astratto ad occhi chiusi riuscirà ad eseguirlo. Anche un cieco può eseguire movimenti astratti e individuare stimoli applicati al suo corpo.
Un soggetto malato posto davanti ad una porta e con gli occhi fissi sull'obbiettivo non può eseguire il gesto del bussare in quanto l'oggetto non è compreso nel campo motorio del malato mancando all'orizzonte tattile. Così il tenere lo sguardo sulla mano e l'obiettivo è il modo con cui si oppone la disgregazione del tatto virtuale. Goldstein propone invece che il malato per bussare abbia bisogno di un obiettivo.
Tutte le spiegazioni fornite induttivamente sono verosimili: “rappresentazioni visive”, “movimento astratto” e “tatto virtuale” sono nomi differenti per un medesimo fenomeno centrale.
2) Goldstein dice che il “tattile puro” sarebbe studiabile solo nel soggetto malato, per cui il “tattile puro” sarebbe una condizione patologica. Piuttosto occorre dire che l'intera esperienza del soggetto, che è una esperienza integrale con tutti i sensi sfumati, è una esperienza diversa per il malato e per il  sano. Non è possibile in psicologia separare i “contenuti visivi”, i “contenuti tattili”, la sensibilità e la motilità poiché nel comportamento copartecipano e se c'è un modo per comprendere il comportamento è quello di osservarlo allo stato nascente avvolto nell'atmosfera del senso in cui è avvolto. Occorre trattare il soggetto umano come una coscienza indecomponibile e interamente presente in ogni sua manifestazione.
L'atto di mostrare, come l'atto di nominare, presuppone una distanza dall'oggetto. Il malato che non riconosce il punto in cui è toccato non ha davanti un mondo oggettivo e non può assumere l'”atteggiamento categoriale” necessario per indicare. Il movimento astratto è abitato quindi da una capacità di oggettivazione, una “funzione simbolica”, una “funzione rappresentativa”, da una capacità di “proiezione”. D'altronde questa capacità è già attiva nella mera costituzione delle “cose” e conduce all'”eidos”, nel dare un senso e ordinare in un sistema. La coscienza non ha questo potere, è questo potere.
Venendo a perdersi l'atto di significare il soggetto diventa opaco a se stesso, ignora sé e il mondo. Il privilegio dei movimenti concreti è di essere riflessi nel senso classico del termine. Dunque la differenza tra Greifen e Zeigen sarebbe quella di esistenza in sé e per sé. La fisiologia meccanicistica e la psicologia intellettualistica cancellano queste differenze tra movimento concreto e astratto. Tale distinizioni esistono se ci sono almeno due modi di essere corpo e due modi di essere coscienza.

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