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domenica 14 dicembre 2014

Psicologia sociale: i modelli della formazione delle impressioni

Non vi è comportamento o tratto fisico che esprima direttamente una qualità personale, ciò nonostante le nostre prime impressioni si basano su rapidi processo cognitivi su queste.
Il formarsi di un'impressione è un processo attivo e sequenziale dato dall'aquisizione e dall'accumulo di informazioni ed è stata espresso in due modelli che spiegano come un individuo raccoglie dati diversi e ottiene un'unica impressione coerente.

Il modello algebrico di Anderson (1965)
Questo modello prevede che la formazione di un'impressione è la media dei valori dati ai singoli tratti. Ad esempio se si rilevasse che una persona è "intelligente e fredda", il valore di intelligente non cambia da "intelligente e calda". Qui la concentrazione è tutta sui dati e non sul loro ordine.

Il modello configurazionale di Asch (1946)
Asch (1946): viene proposta una serie di aggettivi al cui termine viene apposto "freddo" o "caloroso". Poi proposta una scala bipolare per valutare il l'impressione complessiva. Nei rispondenti il grado di accordo nelle due condizioni era molto elevato, mentre tra le due condizioni l'impressione era molto discordante. Variando altri tratti che non erano "freddo" o "caloroso" il risultato non cambiava.

Nel modello configurazionale, chiaramente ispirato alla psicologia della Gestalt, i dati in ingresso si influenzano l'un l'altro e vengono privilegiati i processi cognitivi involti che definiscono un'impressione olistica, in cui il totale è maggiore della somma delle parti.
Ad esempio se dicessi che una persona è "intelligente e fredda" il tratto freddo andrebbe a colorare l'aggettivo intelligente. I tratti centrali generalmente sono vaghi e non specifici e definiscono le disposizioni di fondo. Quindi una persona "intelligente e fredda" diventerebbe un cinico calcolatore, mentre "intelligente e calda" sarà un saggio.
Oltre a questo, la teoria prevede che gli effetti dell'ordine siano incisivi.

Luchins (1957): viene proposto un testo in cui il protagonista assume due comportamenti incongruenti. I partecipanti rispondono come credono sia la personalità del protagonista, nella maggior parte dei casi il primo comportamento è quello più usato per l'inferenza.

Jones (1968): ai partecipanti viene proposto un video in cui un ragazzo deve eseguire 30 prove, Nella prima condizione esegue correttamente le prime 15, nel secondo le ultime 15.
Chi assiste il video della prima condizione reputa più preparato il ragazzo di chi ha visto il secondo video.

In genere le prime informazioni hanno un ruolo centrale nella definizione dell'impressione fornendo uno sfondo interpretativo e vengono memorizzate con più semplicità. Questo fenomeno è chiamato effetto priorità (primacy effect) e spiega parzialmente come mai le prime impressioni sono difficili da cambiare.

Ross (1975): ai partecipanti viene proposta una serie di compiti a cui venivano dati dei feedback sull'esecuzione casuale. Chi riceveva feedback per la maggior parte negativi, anche dopo che è stata rivelata la mancanza di nesso tra feedback e le sue capacità, riteneva di essere poco abile.

Talvolta si può notare un effetto opposto, l'effetto recenza (recency effect) anche se ha minor frequenza e minore impatto. La situazione in cui si addotta questa strategia è quando non vi è interesse a formarsi un'impressione quindi il giudizio è creato in base a ciò che si riesce a ricordare, molto spesso le ultime informazioni. Altre volte quando vi è una distanza di tempo tra le prime informazioni ricevute.


Utilizzo dei modelli

Il modello di Asch è il più utilizzato, specie se vi è motivazione a crearsi un'impressione. Il modello algebrico invece viene utilizzato quando i soggetti non presentano motivazione a crearsela. L'adozione congiunta dei metodi, come suggeriscono Arcuri e Castelli nel 2000, può aumentare le possibilità di prevedere quale impressione si formerà il soggetto.

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