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domenica 14 dicembre 2014

Psicologia sociale: l'identità sociale

Gli individui fanno spesso parte di più categorie e l'autocategorizzazione è quel processo che permette di considerare se stessi come componenti di un gruppo. L'identià sociale è, appunto, l'insieme di quegli aspetti di sé derivanti dall'appartenenza ad un gruppo sociale.
Per autocategorizzarsi si ricorre alla ricerca di informazioni, nello stesso modo in cui si elaborano impressioni sugli altri gruppi. Apprendere osservando gli altri è particolarmente importante quando l'appartenenza a un gruppo è transitoria e lagata a una determinata situazione.
Non sempre si traggono inferenze dirette riguardo alle proprie caratteristiche sulla base dei comportamenti limitati dal ruolo; per lo meno non con la stessa prontezza degli osservatori esterni. Eppure i ruoli influenzano chi li svolge perché acquiscono abilità ad essi collegate e si sviluppano determinate tendenze di comportamento. Abilità e tendenze che si rendono probabili al di fuori del contesto del ruolo. Il ruolo può finire per plasmare i comportamenti futuri e la conoscenza di sé.

L'accessibilità delle appartenenze di gruppo

I titoli onorifici o le etichette denigratorie ci rendono istantaneamente consci di appartenere ad un determinato gruppo.
Anche la sola presenza di altri membri del gruppo interno costituisce un potente fattore di sollecitazione, ancora di più se si rivestono i simboli di appartenenza al gruppo (colori della squadra, della scuola, abbigliamento da lavoro, etc...).

Marques, 1988 i partecipanti sono studenti di due etnie diverse e viene richiesto di descrivere le caratteristiche delle due etnie. Se lo sperimentatore faceva parte dell'etnia del gruppo esterno i partecipanti rivelavano maggiore identità sociale nella descrizione della propria etnia.

La presenza di membri dei gruppi esterni possono stimolare la consapevolezza di far parte di un gruppo, ma il fattore più potente per richiamare alla mente l'appartenenza al gruppo è il conflitto o la rivalità tra gruppi.

Gli stimoli che ci ricordano la nostra appartenenza al gruppo quindi sono:
Titoli onorifici o etichette denigratorie
La presenza di membri del gruppo interno
La presenza di membr idel gruppo esterno
Il conflitto o la rivalità

La condizione minoritaria

Se il proprio gruppo ha una condizione minoritaria di minor diffusione, i sentimenti di appartenenza possono presentarsi in maniera più incisiva.

Weber, 1994 ai partecipanti viene mostrato un video che può contenere un membro del proprio gruppo interno o di un gruppo esterno minoritario, e può presentare un successo o un fallimento,
Nel caso di osservatore membro di un gruppo minoritario osserva il fallimento di un membro del suo stesso gruppo prova malessere e benessere in caso di successo.
Se l'osservatore era un membro di un gruppo maggioritario il vedere un membro di un gruppo di minoranza non forniva alcun modello di confronto, mentre nel caso di membro dello stesso gruppo la teoria del confronto sociale aveva luogo.

Io, tu, noi e loro: gli effetti della categorizzazione sociale


Considerarsi parte di un gruppo

Sentirsi appartenenti tipici del gruppo equivale ad una visione stereotipata di sé e questa percezione guida pensieri e comportamenti.
I gruppi stimolano in noi emozioni perché farne parte è una componente fondamentale della nostra identità sociale e sempre impegnati come siamo a costruirci un'immagine positiva attribuiamo grande importanza a quelle appartenenze di gruppo che ci fanno sentire bene.

Robert Cialdini (1976) rileva che dopo una partita vinta dalla propria squadra di football gli studenti indossano più capi riportanti i colori della squadra rispetta a quando questa ha perso.

Robert Cialdini (1976) somministra un test di intelligenza a degli studenti ed a metà restituisce un esito negativo e a metà positivo. Di seguito si mette in condizione a parlare della propria squadra e chi aveva fallito tendeva a usare il "noi" nel caso di successo della squadra e di "loro" in caso di sconfitta.

Il brillare di luce riflesa permette alle persone di ristabilire un'autostima messa in discussione.

Bilanciare individualità e affiliazione

Percepire la diversità tra il gruppo interno ed il gruppo esterno ci dà la possibilità di sentirci unici e speciali, mentre vedere le affinità tra i membri interni ci aiuta a sentirci affiliati e simili agli altri.
Il più delle volte la condizione di gruppo migliore per sortire gli effetti di massima autostima è una quantità di membri del gruppo interno relativamente piccola.

Come vengono percepiti i membri del gruppo interno

Qualunque cosa accresca la percezione del gruppo intensifica l'affinità percepita con il gruppo interno.
Benché la tendenza sia quella di appianare le differenze individuali è al contempo possibile interagire con i membri interni scoprendo attributi della loro individualità in svariati contesti.
Poiché condividono alcune delle qualità personali i membri del gruppo interno entrano a far parte di "me e il mio" e quindi il grado di simpatia sale rendendo così possibile la maggiore generosità verso il proprio gruppo rispetto agli altri gruppi.
Persino chi viene assegnato a gruppi in maniera casuale percepisce il suo gruppo migliore e più attraente degli altri gruppi.

Perdue (1990) i partecipanti ritengono più positive sillabe senza senso associate al pronome "noi" rispetto a "loro".

Lo stesso concetto di "noi" pare connotato di caratteristiche positive se paragonato al concetto di "loro".
I membri del proprio gruppo vengono quasi sempre trattati con il beneficio del dubbio ogni qual volta si tratta di fare un'attribuzione causale sul proprio comportamento e questo porta alle attribuzioni distrorte funzionali al gruppo.
Ritenendo più amabili e simpatici i membri del proprio gruppo spesso si ritiene di dover fare quello che vorremmo fosse fatto a noi con i membri interni favorendo così l'altruismo. Questo comportamento ha delle basi evolutive di successo.

La categorizzazione sociale e il gruppo esterno

I dati raccolti dall'antropologia rilevano che la svalutazione dei gruppi esterni è la regola.
Primo fenomeno di svalutazione è di valutare i membri di un gruppo esterno "tutti uguali" (effetto di omogeneità del gruppo esterno). Una prima spiegazione al fenomeno è che a parità di individui noi conosciamo in maniera approfondità i membri del gruppo interno, perciò li percepiamo più diversificati. Non basta la sola familiarità per garantire l'effetto di omogeneità, a quanto pare la tendenza è di raccogliere più informazioni riguardante a chi ci assomiglia.
Questo fenomeno appare inverso se si è membri di un gruppo di minoranza in quanto si hanno più contatti con membri esterni e per garantire la propria identità sociale si tende a considerare se stessi rappresentanti tipici perpetuando lo stereotipo.

La discriminazione a favore del gruppo interno

Perché la discriminazione si verifichi è sufficiente che si crei una linea di demarcazione tra due gruppi, anche in assenza di qualsiasi antagonismo.
La situazione intergruppi minima è una condizione sperimentale che permette di creare gruppi con membri casuali non determinati da nessuna storia significativa tra membri e di gruppo. Persino così i membri tendono a favorire il proprio gruppo. Tajfel, 1971 propone la teoria dell'identità sociale che prevede che la motivazione dei membri di un gruppo di derivare autostima dal gruppo sia una delle maggiori fonti di distorsione a favore del gruppo interno.

Gli effetti della percezione di uno svantaggio

Quando a essere minacciati sono i gruppi di status più elevato essi tendono a discriminare rispetto a caretteristiche che sono crucialmente rilevanti ai fini della distinzione tra i gruppi.
I gruppi di status inferiore manifestano discriminazione rispetto a caratteristiche meno rilevanti ai fini dello status. Perciò tali gruppi valutano se stessi in maniera più favorevole su caratteristiche come cordialità, collaborazione simpatia.
Quando il pregiudizio passa dall'antipatia a un'avversione estrema di solito riflette la percezione per tutto ciò che "loro" rappresentano costituisce un pericolo per tutti ciò che noi rappresentiamo.
Il pregiudizio simbolico si manifesta con l'esaltazione dei simboli del gruppo interno che giustifica l'oppressione degli altri gruppi. Laddove vi sia odio virulento nei confronti di gruppi esterni a sostegno di un'aperta discriminazione nei loro confronti si può sempre trovare la convinzione che i gruppi esterni minaccino l'idolatrato gruppo interno.

L'esclusione morale

Il fatto di considerare l'odiato gruppo esterno fondamentalmente inferiore, subumano estraneo alla sfera in cui si applicano le regole morali porta all'esclusione morale e porta ad estreme conseguenze come oppressione, massacro e genocidio.
Il primo sintomo è la credenza di una superiorità morale rispetto al gruppo esterno discriminato e a quanto pare è presente in tutte le culture con apici in quelle collettivistiche.

Gli effetti dell'appartenenza a un gruppo stigmatizzato

L'appartenenza a gruppi stigmatizzati da stereotipi rende difficile per gli individui capire ed interpretare i comportamenti delle altre persone nei loro confronti (ambiguità attribuzionale). Ciò rende tortuosa un'autorappresentazione veritiera.
Le persone stigmatizzate accusano la minaccia dello stereotipo (Steele, 1995), per questo fenomeno si ha che individui appartenenti a gruppi stereotipati per alcune condizioni, nel caso venissero giudicati per queste condizioni la paura e l'ansia generate produrrebbero l'avveramento dello stereotipo.

Steele, 1995 i partecipanti sono studenti afroamericani e il loro gruppo è stereotipato per la difficoltà cognitiva. Alle prese con un test di intelligenza coloro che sapevano di essere valutati per l'intelligenza presentavano valori più bassi nel test.

La mobilità sociale

La mobilità sociale è una strategia tramite cui l'individuo sfugge all'appartenenza di un gruppo considerato negativo e può essere condotta attraverso la disidentificazione, ossia quando si minimizzano le proprie connessioni personali con il gruppo. Un modo per disidentificarsi è a) l'evitamento di stimoli che possano ricordare l'appartenenza al gruppo, b) la critica pubblica di un membro del gruppo interno che ha fallito, reazione che ha lo scopo di evitare il fallimento riflesso, c) considerarsi un'eccezione.
La mobilità sociale può essere realizzata anche con la dissociazione che è la fuga dal gruppo interno. I pro consistono nella cessazione della discriminazione, ma i contro possono essere l'isolamento e l'ansia di essere scoperti.

Il cambiamento sociale

Per cambiamento sociale si intende il miglioramento della situazione sociale complessiva di un gruppo che gode di scarsa stima ed è la soluzione preferita dalle persone che si identificano fortemente con il gruppo interno.
Un delle strategie atte al cambiamento sociale sono: la creatività sociale, la competizione sociale e la ricategorizzazione.
Con creatività sociale si intende introdurre un'alternativa peculiare e  positiva del grupppo interno stigmatizzato come competitiva socialmente.
La competizione sociale prevede che il gruppo tenti di colmare il gap che ha causato lo svantaggio assegnandosi più risorse, giudicandosi moralmente e socialmente superiore. Perciò è probabile che gli altri gruppi abbiano una reazione violenta.
La ricategorizzazione prevede che il gruppo interno cambi la definizione di se stesso.

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