In sociologia con valore si intende a) un orientamento dai quali discendono i fini, dunque i comportamenti, delle azioni umane; b) qualcosa che trascendere l’esistere ed è da ottenere o da evitare di perdere; c) processi per cui gli individui e i gruppi acquisiscono, mettono in atto, promuovono una condotta.
Karl Marx afferma, ne L’ideologia tedesca,che i valori di una società sono i valori della classe dominante, afferma, cioè, che il dominio economico-politico sia collegato al dominio culturale. D’altro canto può sembrare che esistano valori universalmente condivisi che non sono i prodotti di conflitti storici tra classi. Ad esempio il valore della pace, il valore della vita, i valori della libertà uguaglianza, della dignità della persona umana. Se ci fermassimo a guardare nella Storia e nelle credenze culturali ci accorgeremmo che tali valori sono il prodotto di temperie storiche.
Max Weber parla di politeismo dei valori, infatti la nostra società occidentale si misura col pluralismo dei valori. La sfida di società complesse e segmentate come le nostre è quella di accettare contemporaneamente sistemi di valori diversi. Di fatto questi sistemi sono organizzati in ordini gerarchici, variano da gruppo a gruppo e persona a persona e, quando in conflitto, pongono l’attore sociale in un dilemma etico.
Il marxismo è stata l’ultima grande religione, in cui si prospettavano gli sforzi del presente verso un futuro in cui fossero regnate pace e uguaglianza in una attesa messianica e in un differimento delle gratificazioni. L’avvento della modernità ha portato con sé la morte dei valori, per dirla con Nietzsche, in un processo chiamato secolarizzazione che porta l’ordine dei valori dal sacro al profano. Così oggi i valori sono mossi da movimenti sociali nella contingenza, ovvero con le sfide che la società porta con sé giorno per giorno.
Tra valori e norme vi è una discendenza. La norma è la posa in essere di un vincolo per giungere all’ottenimento di un valore orientando il comportamento individuale. La norma “non rubare” è una conseguenza del valore della proprietà privata. Così nelle interazioni sociali nutriamo delle aspettative nei confronti del comportamento altrui e del proprio comportamento. La regolarità del comportamento è guidata dall’abitudine, dal conformismo o dalla norma tecnica, cioè mezzo migliore conosciuto per giungere ad un determinato fine. Violare una norma sociale corrisponde in linea di principio ad una sanzione. Questa può assumere forme diverse, dalla banale astensione del saluto alla pena capitale. Dunque possiamo dividerle tra sanzioni esterne, cioè quelle applicate dalla società verso l’individuo. E sanzioni interne evocate da un “tribunale” interno all’individuo che ci fa sentire in colpa, vergognare, etc. Perché il processo di sanzionamento interno occorre che le norme siano interiorizzate. L’interiorizzazione delle norme avviene per apprendimento sociale.
John Rawls distingue le norme in regole costitutive e regole regolative. Le prime pongono in essere delle attività che non sussisterebbero senza le norme stesse. Così se muovessimo il cavallo nel gioco degli scacchi non a elle non staremmo più giocando al gioco degli scacchi. Le regole costitutive non sono interpretate e perciò non richiedono un organismo preposto a questo, sono in quanto tali. Le regole regolative invece devono essere interpretate e ammettono eccezioni. Di tutte le norme sociali si distinguono le norme giuridiche, emesse da un’autorità (potere legislativo) e applicate da un’altra autorità (potere giudiziario) e presuppongono delle sanzioni (istituzioni penali). Per i professionisti, invece, esiste un codice deontologico. Queste sono norme esplicite, ma coesistono norme implicite. Non sempre esiste un regolamento per una determinata situazione, però conosciamo le regole e le diamo per scontate. In una società i sistemi di norme non sono sempre coerenti, anzi. Può essere che una situazione sia eccessivamente normata, oppure che le norme che la regolano siano in contraddizione. Si dà il caso che non vi siano o non vi siano abbastanza norme per tutti gli aspetti. Durkheim parla di anomia, cioè una situazione per la quale le norme che si rispettavano vengono a cadere. Gli ordinamenti normativi che vincolavano la vita dell’individuo, una volta estinti, portano ad una crisi e si sviluppano comportamenti sregolati e la società rischia la disgregazione.
Per la sociologia istituzione è un modello di comportamento che in una determinata società ha cogenza normativa. Questa definizione sottolinea la necessaria presenza di un elemento normativo vincolante. Ogni istituzione comporta un controllo sociale. Il rapporto tra organizzazione e istituzione è quello tra gruppo e norme che lo regolano. Il processo di istituzionalizzazione è un continuum che va per gradi di istituzionalizzazione: da un lato ci sono istituzioni non conosciute e non viene prestata osservanza né interiorizzazione, all’opposto l’istituzione è conosciuta, osservata e interiorizzata. Il grado di pervasività massima è dato dalle istituzioni totali, quelle che Foucault intende con campi di concentramento, prigioni, ospedali psichiatrici etc. Alberoni ritiene che il movimento sociale sia l’anticamera di una istituzione, ma sia, al contrario di una istituzione che è impersonale e astratta, personalizzante, diffusa e carica di emotività. Per classificare le istituzioni, oltre al grado di istituzionalizzazione, possiamo fare riferimento alla forma organizzativa (articolazione e differenziazione al proprio interno e rapporti con l’ambiente). Gli antropologi si rifanno alla frequenza con cui istituzioni compaiono in società diverse. Alcune istituzioni sono chiamate universali culturali in quanto appaiono in quasi tutte le società. Lévi-Strauss sostiene che tra le prime istituzioni umane vi sia stato il tabù dell’incesto. L’analisi di Parsons invece è di stampo funzionalista (Agil), sostiene che ogni sistema sociale per esistere debba avere quattro requisiti fondamentali: A) formulare dei fini (funzione economica), G) adattare mezzi ai fini (funzione politica), I) regolare le transizioni tra le sue parti (funzione normativa), L) mantenere nel tempo i propri orientamenti di fondo (funzione associata a istituzioni diverse). È importante per il sociologo studiare la durata delle istituzioni. Simmel per primo ha sottolineato che individui e istituzioni si muovono su orizzonti sociali differenti. Individui nascono e muoiono durante l’arco di vita di istituzioni e queste segnano il loro processo di socializzazione. Nella dinamica delle istituzioni si possono individuare quelle nate per volontà di individui o gruppi specifici e altre per processi spontanei (effetti di composizione o emergenti). Le istituzioni della comunità politica tendono a creare un mito intorno a un fondatore oggetto di periodiche celebrazioni per rafforzare il senso di appartenenza.
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