Devianza è ogni atto o comportamento che viola le norme definite dalla collettività e va incontro ad una sanzione. Ciò che è deviante può essere definito socio-culturalmente in quanti atti o comportamenti non sono devianti in sé, ma devianti perché proibiti. Questa è la posizione relativistica della devianza. Lo studio della devianza è problematico per la ricerca sociologica in quanto non tutte le devianze vengono registrate dai governi, anzi è tanto minore quanto è più negativo l’atteggiamento nei confronti di un certo tipo di devianza. Lo studio della criminalità si deve appunto basare anche su un “numero oscuro” di reati, che è la base di un iceberg. Le ricerche dimostrano che il numero oscuro non varia di molto nel tempo. Questo è rinvenuto tramite periodiche inchieste di vittimizzazione rivolte verso la popolazione.
Esistono diverse teorie della criminalità. Le prime si basano su spiegazioni biologiche. Cesare Lombroso, William Sheldon hanno creato dei profili psicologici in base alla struttura fisiognomica dell’individuo. Alcuni tipi sono considerati inclini alla criminalità. Durkheim ha introdotto il concetto di anomia e Merton ha proposto una teoria della tensione. Questa teoria prevede che il modello culturale entri in conflitto con il modello sociale e questo determini cinque forme di comportamento su due dimensioni (culturale – le mete – e sociale – mezzi istituzionalizzati), quattro delle quali devianti. Conformità (+ +), innovazione (+ -) – perseguire mete con mezzi non consentiti, ritualismo (- +) – non perseguire mete, ma utilizzare comunque l’impianto sociale, rinuncia (- -) – non perseguire né mete né utilizzare l’impianto sociale, e ribellione (+/- +/-) – sostituzione dei fini e dei mezzi con nuovi. La teoria del controllo sociale è più pessimista, parte dall’assunto che l’uomo non sia portato a seguire le leggi, perciò da spiegare è la conformità e non la devianza. La conformità è ottenuta tramite controlli sociali, se esterni sono sorveglianza e dimostrazioni, se interni sono senso di colpa, imbarazzo etc., se interni indiretti sono l’attaccamento emotivo e psicologico verso altri di riferimento. La teoria della subcultura propone che non sia il solo contrasto tra cultura e società a fomentare la devianza, ma che la criminalità, come la convenzionalità sia appresa. Secondo gli studiosi della scuola di Chicago se viene commesso un reato si è formata una subcultura criminale. La teoria dell’etichettamento sostiene che la criminalità è nel rapporto tra chi è deviante e chi applica e promuove le leggi. La devianza è la conseguenza dell’applicazione di una legge, perciò chi è deviante viene etichettato come tale. Cruciale è la distinzione tra devianza primaria e devianza secondaria. La prima è la violazione di norme che non comporta essere etichettato come deviante e chi viola non si sente deviante. Nel secondo caso l’etichetta di deviante comporta uno stigma e apre le porte alla carriera criminale. Secondo la teoria della scelta razionale chi decide un corso d’azione intenzionalmente, benché sia considerato deviante, lo fa perché ha calcolato razionalmente i benefici.
Esistono diverse forme di criminalità. L’attività predatoria comune è l’insieme di tutte quelle attività che comportano un contatto con la vittima. Essendo più precisi possiamo dividere in ulteriori due gruppi. Il primo è quello degli imbrogli e dei raggiri, il secondo gruppo è quello degli atti violenti. Nel mondo l’andamento dei reati suddetti è iniziata a incrementare negli anni ’60 conoscendo un picco nel 1991. Gli omicidi costituiscono categoria a sé. La prima importante distinzione è tra omicidio colposo, non voluto intenzionalmente dall’agente, ma posto in essere da negligenza, imprudenza etc., e l’omicidio doloso, che comporta la volontà di uccidere. Come abbiamo detto è difficile avere un numero reale di reati, ma ancora più difficile è costituirne un andamento storico. Da i dati che abbiamo raccolto il tasso di omicidio, eccetto le due guerre mondiali, ha teso a diminuire dal medioevo (diminuzione del tasso di omicidio). Come per l’altro tipo di reati, il tasso di omicidio è iniziato a salire negli anni ’60 e ora è alto, ma minore di quello di 100 anni fa. Si parla infatti di andamento a U. Una spiegazione per spiegare il decremento è quella del processo di civilizzazione, un processo per il quale strati sempre più ampi di popolazione hanno imparato a convivere moderando la propria aggressività. Invece, per spiegare i picchi dei periodi postbellici, si formulano le spiegazioni di 1) disorganizzazione sociale, 2) scarsità economica, 3) legittimazione del governo all’uso della violenza. Quest’ultima è quella che ha ottenuto più conferme dalle ricerche. Con reati dei colletti bianchi si intendono quei reati commessi da persone socialmente influenti durante la loro attività professionale. Questi reati comportano il crollo della fiducia nelle organizzazioni e istituzioni. Possono essere divisi in due gruppi. Tra i reati nell’occupazione fanno parte l’appropriazione indebita, l’insider trading, la corruzione e la concussione. Fanno parte dei reati di organizzazione le frodi commesse dalle aziende pubbliche e private quando riportano il falso riguardante allo status societario. Definire criminalità organizzata non è un impresa semplice. In genere si intende quelle corporazioni criminali che tramite i proventi di attività illecite si insediano nel mercato legale e nel mondo politico.
La relazione tra classe sociale è devianza non è molto alta come si può immaginare. Da dati elaborati su campioni rappresentativi tramite la tecnica dell’autoconfessione non emerge nessuna relazione tra classe sociale e reato. Per quanto riguarda il genere la criminalità femminile, anche se ancora in misura minore di quella maschile, sta incrementando per quanto riguarda i reati minori dagli anni ’70, periodo d’oro dei movimenti femministi. L’andamento dei reati per età conosce un picco intorno alla prima età adulta e poi decresce bruscamente, a seconda del tipo di reato. L’attività criminale inizia già dalla preadolescenza per quanto riguarda i furti.
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