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domenica 22 agosto 2010

Psicologia della comunicazione : il sistema linguaggio

Il linguaggio non è una struttura vuota, ma porta con sé un significato. Le teorie del significato hanno una lunga tradizione filosofica. Il triangolo semiotico risale agli Stoici ed è tutt’ora, rivisitato, un caposaldo della semantica. Una parola di senso ha in sé tre aspetti indissolubili: il significato, l’idea dell’oggetto, il significante, il segno per comunicarla, e il referente, l’oggetto nel mondo. Le teorie referenziali sono anti-mentalistiche e hanno come tesi di fondo che il significato dell’enunciazione sia l’oggetto del mondo in sé. Sono molto attraenti per la filosofia positivista perché fanno sì che a significati siano attribuibili sempre la verità, perciò le teorie referenziali sono raggruppate sotto l’etichetta di semantica logico-filosofica. Una versione meno ingenua di referenzialismo afferma che il significato è la relazione tra parola e oggetto e, come nel triangolo semiotico, la parola è sia un oggetto del mondo e un contenuto cognitivo. La logica filosofica ha denominato gli insiemi di oggetti nel mondo e contenuti cognitivi in diversi modi: i logici di Port-Royal estensione e comprensione; per Mill denotazione e connotazione; per Liebniz e Carnap estensione e intensione; per Frege riferimento e senso. Anche la versione meno ingenua del referenzialismo è fragile se posta di fronte a parole che hanno senso, ma non hanno corrispondenza nel mondo. Ad esempio aggettivi (bello, giusto, etc.), congiunzioni (e, o etc.) e quant’altro, gli scolastici li hanno raggruppati in sincategorematici e non hanno referente nella realtà per loro natura. Altro problema del referenzialismo non ingenuo può presentarsi anche con nomi che non hanno referente, ad esempio il libro che non ho mai scritto, o che sono troppo ambigui, i libri. Si è cercato di risolvere il problema con la teoria dei modelli o modellistica, Carnap (1947), per la quale gli oggetti di questo tipo sono appartenenti a mondi possibili, non necessariamente esistenti.
Anche la semantica strutturale ha pretese di essere anti-mentalistica, prevede infatti che il significato delle parole sia dovuta alla posizione in cui si trova nella struttura. Le relazioni semantico-lessicali, cioè le relazioni che le parole hanno tra di loro, indicano che anche il significato è strutturato. La relazione può essere gerarchica quando si sceglie un termine di una categoria contenuta (iponimo) o contenente (iperonimo); per contrari (antinomi); per stesso referente (sinonimi); per parte-tutto; per cooccorrenza (metonimi).
Per la psicologia della comunicazione il significato è la conoscenza della comunicazione maturata dai partecipanti. Questo implica che: 1) i significati rientrano nella conoscenza generale della realtà; 2) i significati sono costruiti; 3) i significati sono indeterminati.
Il linguaggio è intrinsecamente deittico, cioè dipendente dal contesto linguistico ed extra-linguistico. In linguistica la deissi è la dipendenza del significato dal contesto, proprio perché la sua radice è orale e i parlanti si trovano a parlare del mondo che vedono in quel momento.
Dei testi è possibile rintracciare un senso letterale e un senso figurato. Sebbene sia difficile definirli i parlanti sono in grado agevolmente di distinguerli. Per il retore latino del I secolo d.c. Quintiliano, il linguaggio letterale è il linguaggio d’uso corrente, ma empiricamente il linguaggio corrente è ricco anche di figure. Recentemente il Gruppo µ (1970) ha definito le figure come uno scarto rispetto al grado 0, cioè il discorso essenziale per esprimere il contenuto. 
La retorica è la disciplina che per prima ha studiato e inventariato le figure di senso. I primi scopi individuati dai retori furono il movere, l’aizzare le folle, e il delectare, produrre un discorso piacevole. Nella tradizione retorica si distinguono i tropi, cioè lo spostamento di significato da un’espressione letterale ad una traslata, e figure in senso stretto che si distinguono in figure di parola, legate al suono delle parole,  figure di costruzione, che riguardano alla produzione del discorso, figure di senso, che riguardano al significato delle espressioni,e figure di pensiero, che mettono in gioco verità e falsità. I retori ne hanno scoperto moltissime e hanno creato diverse tassonomie, ma sono spesso basate su teorie retoriche discutibili. È conveniente categorizzarle per come manipolano il discorso. Tra le figure di ripetizione la figura di parola più conosciuta è l’allitterazione, cioè il ripetersi di fonemi e sillabe. L’epanalessi è la reiterazione di termini nel corso del discorso per rafforzare o dare nuove sfumature. Anafora ed epifora sono figure di costruzione in cui si posiziona un termine sempre all’inizio o sempre alla fine, l’anadiplosi è la ripresa di un termine finale nell’inizio di una nuova frase. La  simploche è una figura di costruzione che posiziona elementi iniziali e finali della frase costantemente nella stessa posizione. Il polittolo è la ripetizione di un termine ravvicinata (starsene con le mani in mano) in domini semantici diversi. Tra le figure di soppressione vanno ricordate l’ellissi, che omette parti di frase mantenendone inalterata la comprensione; l’asindeto è sempre un’omissione, ma di nessi tra le frasi; nella reticenza o aposiopesi una frase rimane inconclusa. Tra le figure che intervengono nell’ordine degli elementi cito la gradatio che può essere ascendente, climax, o discendente, anticlimax. Il chiasmo è una figura di costruzione è l’opposizione dei termini di due frasi consecutive. Fra le figure che sfruttano le relazioni lessicali procedono per associazione o sostituzione. La metonimia è l’uso di una parola correlata alla parola che si dovrebbe effettivamente usare; la sineddoche è un caso di metonimia in cui si usa un termine appartenente ad una parte o al tutto del termine da usare. La paronomasia è un accostamento di parole dal suono simile, perciò è una figura di parola, e produce quell’effetto chiamato bisticcio. All’interno della categoria figure di pensiero sono comuni l’allegoria, cioè il raccontare qualcosa di familiare (il foro) per parlare in effetti di qualcosa che non lo è (il tema), come una metafora però applicata all’intero testo. L’ironia è invece l’affermare qualcosa negandola, in genere viene usata per screditare e rendere meno serio, però il suo uso è complesso.
Sono state individuati altri scopi non retorici delle figure di senso e possono essere raggruppati in funzioni espressive e funzioni cognitive. Le funzioni espressive possono: 1) rendere esprimibile l’inesprimibile, come le sinestesie che assegnano condizioni percepite da un senso a cose percepite con altri sensi; 2) accrescere l’efficacia delle espressioni,  descrivendo in maniera più vivida e iperbolica; 3) adattare il messaggio al contesto. Le funzioni cognitive possono: 1) favorire la memorizzazione; 2) permettere di conoscere realtà nuove, parlando di una realtà conosciuta (dominio base) per descrivere una meno nota (dominio target);  3) favorire l’esercizio mentale dei bisogni cognitivi, appaga la curiosità e la need for competence.
Accanto al senso pragmatico, cioè quello che il parlante tenta di ottenere dall’atto illocutorio, è presente un senso intenzionale che l’ascoltatore cerca di comprendere pensando a che intenzione abbia il parlante nei suoi riguardi. L’ascoltatore si interroga oltre che sulle intenzioni, anche la percezione della situazione e le presupposizioni. Ancora un ascoltatore attribuisce un senso connotativo, chiedendosi cosa prova ascoltando le parole. La tecnica del differenziale semantico ideato da Osgood permette di capire le dimensioni emotive percepite: 1) il valore (positivo o negativo), 2) la potenza (forte o debole), 3) l’attività (attivo o passivo). Il senso di avvenimento invece inquadra l’atto linguistico in una trama temporale.
Il significato così descritto ha tre caratteristiche. Può essere implicito o esplicito, se è implicito il parlante può far capire o meno le sue intenzioni. Può essere fluido o fisso. Un fenomeno del linguaggio è la vaghezza semantica dovuta anche a fattori contestuali, alla prudenza e alla cortesia. Può essere comprimibile o espandibile, cioè dipendentemente dai casi possiamo accedere a più o meno sfumature veicolate.

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