Lo sviluppo intellettuale secondo l’approccio psicometrico
L’approccio psicometrico si avvale della misura quantitativa in determinate prestazioni. Si elaborano statisticamente i dati ottenuti rilevando pattern comuni. In caso di differenze quantitative si ipotizza un aumento delle capacità intellettive di base.
Secondo Sternberg, in accordo con teorie multifattoriali dell’intelligenza, si ha un aumentare dei fattori con lo sviluppo. Ritiene che con l’avanzare dell’età si differenzino abilità particolari dalle generali e queste diverrebbero sempre più indipendenti. La posizione di Sternberg rispetto alle teorie dell’intelligenza è che la teoria di Spearman (fattore g) è valida per bambini fino a 10 anni di vita, mentre di seguito si adatterebbero meglio le teorie di Thurstone e Guilford per misurare l’intelligenza. Nei primi due anni invece risultano indicativi fattori percettivi e motori. L’idea di fondo è che il fattore g, il quid, si manifesti poi in diversi modi. Ciò che cambia non è l’intelligenza, ma il suo contenuto.
Lo sviluppo delle conoscenze concettuali
Un concetto è ciò che il pensiero usa per funzionare. Un concetto è una semplificazione di un aspetto della realtà e rappresenta una categoria o un elemento. Il pensiero, dunque, procede per categorie ed elementi.
I concetti non sono indipendenti, ma tutti collegati tra loro. Una organizzazione dei concetti è quella gerarchica che consta di tre tipi di relazioni: livello di base (basic), subordinato, superordinato.
Studi sulla formazione dei concetti suggeriscono che la mente non tenderebbe a procedere come i dizionari o come i logici. La teoria classica che una categoria o elemento è tale solo se ha delle proprietà necessarie. Ad esempio scapolo è tale solo se necessariamente è uomo, non sposato e non giovane. Però se vediamo un cane come facciamo a dire che è un cane? Da cosa è data la canità di un cane? Se poi il cane, ad esempio, è nato con tre zampe?
Il modo psicologico di procedere ad assegnare l’appartenenza ad una categoria di un elemento segue un processo di somiglianza ad un prototipo di una categoria. Più un elemento assomiglia nelle proprietà al prototipo, più fa parte della categoria (tipicità). Questo implica che le categorie non sono rigide come vuole la teoria classica, ma hanno confini sfumati e elementi possono appartenere a categorie diverse contemporaneamente.
Inizialmente il bambino utilizza degli schemi, in seguito questi verrebbero affiancati da rappresentazioni concettuali dei medesimi. Non è vero che le conoscenze schematiche siano sempre inferiori qualitativamente alle conoscenze concettuali, esistono schemi molto complessi.
Il procedere concettuale del bambino ha delle fasi. L’arrivo delle categorie superordinate nel repertorio concettuale del bambino consiste nel creare categorie che contengono elementi che conosce (seconda fase). “Il cane (basic) è un animale (super) che abbaia”: il bambino assegna alle superordinate caratteristiche delle basic. In una terza fase il bambino assegna alla superordinata proprietà funzionali, alla quarta fase il bambino assegna delle specificazioni.
Secondo Benelli lo sviluppo dei concetti non richiede solo una capacità logico-classificatoria, ma anche una capacità di elaborare informazioni partendo da analisi e di un adeguamento al modo di descrivere linguistico della realtà da parte dell’adulto.
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