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lunedì 22 dicembre 2014

Analisi della conversazione: l'organizzazione delle azioni nella conversazioni

L'organizzazione delle azioni avviene attraverso il legame tra le due azioni adiacenti. Al prodursi di un primo elemento, un secondo è sempre atteso ma non è univoco. La scelta generalmente ricade sulla preference, ossia una struttura convenzionale dell'interazione verbale. I complementi non preferenziali sono generalmente "marcati", ossia appaiono in strutture più articolate per giustificare la scelta attuata nel turno.

Asserzioni, valutazioni, giudizi

Quando un parlante esprime asserzioni, valutazioni o giudizi, l'interlocutore può mostrare la sua affiliazione essendo d'accordo o non essendo d'accordo. In alcune costruzioni la preference è un accordo e in altre un disaccordo. Possiamo perciò dire che esistono turni successivi in cui a) l'accordo è preferito o b) l'accordo è non-preferito.
L'accordo è ottenibile in tre modi:
1. Intensificazione
   a. usando una forma più forte (A: bello; B: magnifico),
   b. intensificando la forma precedente (A: bello; B: molto bello)
2. La stessa valutazione (A: bello; B: anche per me)
3. Valutazione più debole (A: bello; B: non male)
Se si ricorre al disaccordo quando non è preferito l'interlocutore
i. può trattenerlo e avviene una pausa;
ii. può dilazionarlo attraverso riparazioni, ripetizioni, prefazioni, ecc.
iii. può produrre una forma debole con "sì, ma...".

In caso di autovalutazione negativa del parlante è preferito un disaccordo:
I. Ripetizione parziale (A: sono vecchio; B: vecchio? Piuttosto...)
II. Negazione (A: sono vecchio; B: non sei vecchio)
III. Complimenti espliciti (A: non sono mai stato un gran giocatore...; B: ma sei un grande giocatore!)
IV. Dissociazioni (A: non sono mai stato un gran giocatore...; B: è ridicolo)
V. Ricategorizzazione (A: non sono mai stato un gran giocatore...; B: meglio!)

Mostrare accordo ad un autovalutazione negativa confermandola, rimanendo in silenzio o con semplici segni di ricezione significa criticare o biasimare.

Gli elogi e complimenti mettono in una condizione molto delicata in cui non si può essere né d'accordo (mancanza di umiltà) né in disaccordo. L'elogiato perciò può:
I. Moderare l'elogio (A: è meraviglioso!; B: non è male)
II. Un disaccordo discreto (A: molto bene!; B: insomma)
III. Spostare il referente dell'elogio
  i. attraverso una riassegnazione (A: ottimo lavoro; B: merito degli strumenti)
  ii. attraverso la restituzione (A: complimenti!; B: merito tuo)

Rispondere ad un'accusa

La preferenza in caso di accusa è quella di ribaltare l'attribuzione morale negativa. Dinieghi, difese/giustificazioni, controaccuse, sono perciò preferite, mentre ammissioni e scuse non sono preferite: le prime respingono o sfidano l'ascrizione di biasimo, mentre le seconde accettano l'imputazione.
La struttura ternaria accusa/rimprovero, difesa, rifiuto/accettazione non è solo presente nelle cosiddette conversazioni speciali, come ad esempio un tribunale, ma anche nella vita quotidiana. Il silenzio nel secondo turno viene considerato un'ammissione di colpa, mentre la preferenza è quella di interrompere l'accusa fornendo una spiegazione/giustificazione che sollevi dal biasimo. Il terzo turno è invece quello in cui l'accusatore procede rigettando la difesa e questa è l'azione preferita.

Rispondere alle richieste

Quando viene mossa una richiesta la risposta preferita è un'accettazione, mentre il rifiuto mette in difficoltà entrambi i parlanti. Nel caso di rifiuto la conversazione potrebbe configurarsi come dilazionamento.
1. Il parlante in seconda posizione precede il rifiuto con understandig checks, formule che ripetono la richiesta per un controllo della comprensione.
2. Chi vuole rifiutare può evita segnali espliciti dicendo "non ora" o "non ancora", ecc. producendo un rifiuto debole che rinvia ad un futuro non definito.
3. Si può usare un vocativo benevolo, ad esempio "caro", "cucciolo", ecc. prima di rifiutare.
4. Si può dilazionare.
5. Si può giustificarsi o chiedere scusa, ma questa è la formula più rara.
Al terzo turno, in caso di rifiuto, il richiedente può cercare di incalzare o cambiare rapidamente tema; frequente l'uso in questa posizione di "dispositivi non verbali", come alzarsi e andarsene o rivolgersi verso qualcun altro.
Esistono perciò due figure nel rifiuto: tipo A) sequenzialmente dopo altre forme di rifiuto; tipo B) immediato dopo la richiesta. Il tipo A risulta incerto e dà spazio per ulteriori insistenza, mentre il tipo B, generalmente, interrompe la conversazione.
IV. L'organizzazione delle sequenze conversazionali
Quando facciamo una domanda "costringiamo" l'interlocutore ad una risposta e sembrerebbe che la conversazione sia tutta qui, ma in realtà si possono verificare nella conversazione delle sottostrutture sequenziali coerenti che possono essere più estese della coppia adiacente. La sequenza può essere espansa non solo "verso il basso", cioè verso il progredire della conversazione, ma anche "verso l'alto", ossia prima della coppia. Ad esempio se durante una telefonata ci venisse chiesto "cosa fai stasera?" possiamo sapere che avverà una richiesta di invito. Gli inviti diretti sono azioni rischiose che espongono all'azione non-preferita del rifiuto e della giustificazione, per cui tastare il terreno costituisce il precedente ad un'azione prossima a venire.
Attraverso questa procedura evitiamo di cogliere l'interlocutore alla sprovvista, che già ha avuto tempo per pensare ad una giustificazione, possiamo anche non produrre la richiesta d'invito. Questa strategia permette di salvare la relazione ed è al contempo un istituto della conversazione in quanto l'interlocutore, pur non leggendo il pensiero, sa che la conversazione sarà virata verso l'invito.

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