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lunedì 22 dicembre 2014

Antropologia sociale: la decrescita può risolvere i problemi immediati degli Stati moderni?

In una società della decrescita il debito pubblico non sarebbe un problema. La leva fiscale coprirebbe le spese pubbliche mantenendo le casse dello Stato in equilibrio. La forma di prelievo sarebbe progressiva, ossia in base al patrimonio posseduto dalla persona. Si dovrebbe prevedere una fiscalità indiretta per i beni di lusso, che colpirebbe il cattivo uso di beni e di servizi. Al posto di una tariffa degressiva per i servizi quali acqua, corrente elettrica e gas, dovrebbe essere prevista una utenza di base gratuita o debolmente tassata che costa di più man mano vengono aumentati i consumi. Poiché si punta sul consumo frugale verrebbero imposte tasse patrimoniali sui beni di lusso in modo da creare un dispositivo che punisca le eccessive disuguaglianze. In caso di deficit pubblico si potrebbe ricorrere ad una emissione di moneta per finanziare il bilancio per evitare il prestito da parte dei mercati finanziari. Questa soluzione è preferita da parte dei politici per evitare l'inflazione e non aumentare le tasse nell'immediato, e, ovviamente, dai banchieri.
La società della crescita funziona solamente in caso di crescita, ma non è possibile in realtà poiché il pianeta non ha risorse infinite. Così lo Stato non in crescita si trova legato mani e piedi ed è costretto ad imporre una feroce austerità unita alla distruzione dei servizi pubblici e alla privatizzazione di ciò che rimane.
Nel caso della Grecia, dove la Goldman Sachs aveva la doppia veste di consulente e controllore dei conti, mentre contemporaneamente lucrava sulla fragilità della situazione, un "obiettore di crescita" avrebbe reagito dichiarando bancarotta e cancellando il debito sovrano. Questa sarebbe stata una cura da cavallo che per curarlo l'avrebbe soppresso. I dirigenti europei hanno preferito "restrutturare" il debito sovrano greco. La cancellazione pura e semplice del debito non danneggerebbe soltanto le grandi banche di investimento, ma anche tutti i piccoli risparmiatori che hanno puntato sul loro Stato acquistandone i titoli.
Trovare una soluzione al debito degli Stati è ben più semplice che risolvere il problema generale dell'inflazione mondiale. Secondo la Banca dei regolamenti internazionali di Basilea nel febbraio del 2008 la creazione di prodotti derivati aveva raggiunto 600 000 miliardi di dollari, cioè da undici a quindici volte il PIL mondiale!
Per i decrescenti sarebbe opportuno il ricorsa all'iniezione di liquidità generando una inflazione controllata (circa il 5% annuo). Questa è una tipica soluzione keynesiana che però andrebbe preparata non per la logica della crescita illimitata, ma per risollevare la produzione e i consumi, quindi l'occupazione evitando la miseria di una parte della popolazione.
Il piano per l'occupazione dovrebbe prevedere la sistematica rilocalizzazione delle attività utili e la sopressione delle attività parassitarie, come la pubblicità, e nocive, come gli armamenti e il nucleare, e riducendo contemporaneamente le ore di lavoro.
Questo tipo di politica è lontana dal realizzarsi, non solo per la mancanza di una forza politica nel carnet delle eleggibili, ma anche per un problema di immaginario in tutti gli strati di popolazione. Jean Baudrillard ha definito "depauperizzazione psicologica" l'attuale società della crescita perché essa produce contemporaneamente beni e bisogni, ma non allo stesso ritmo. In sostanza la società della crescita sarebbe l'opposto della società dell'abbondanza.

La decrescita quindi sarebbe una riforma economica che è soprattutto una riforma dell'immaginario, una decolonizzazione.

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