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domenica 14 dicembre 2014

Filosofia delle scienze umane: il corpo in Merleau-Ponty


Schema corporeo come sistema di trasposizione motoria. L'abitudine

Il soggetto normale ha il suo corpo non solo come sistema di posizioni attuali, ma anche e con ciò stesso come sistema aperto di una infinità di informazioni equivalenti in altri orientamenti. Lo schema corporeo è appunto questo sistema di equivalenze, questa variante immediatamente data in virtù della quale i diversi compiti motorii sono instantaneamente trasponibili. Lo schema corporeo è una esperienza del mio corpo nel mondo e permette di dare un senso motorio alle istruzioni verbali.
"Già la motilità allo stato puro è dotata del potere di dare un senso (Sinngebung)." L'acquisizione di una abitudine mette in difficoltà tutte le filosofie classiche poiché non avviene per una associazione esteriore, per rappresentazione. Questa è la capacità del corpo di rispondere con un certo tipo di soluzioni ad una data forma di situazione. Acquisire l'abitudine della danza non significa trovare il metodo per scomporre e ricomporre il movimento. L'acquisizione di un'abitudine è l'apprensione motoria di un significato motorio. Abituarsi a qualcosa significa installarsi in esso, far partecipare l'oggetto alla voluminosità totale del corpo proprio, una estensione, un nuovo strumento. Cos'è dunque l'abitudine? È un sapere del corpo che non può esprimersi con una designazione oggettiva. Una certa modulazione della motilità congiunta a insiemi dotati di una fisionomia tipica (o familire).
Con l'abitudine è il corpo a comprendere e questo "comprendere" significa esperire l'accordo fra ciò verso cui tendiamo e ciò che è dato, tra intenzione e effettuazione. Un soggetto che impara a dattilografare integra lo spazio della tastiera al suo spazio corporeo, ma non risiede nol sapere oggettivo tanto che una dattilografa esperta può non sapere dove siano i tasti. Così come l'organista che può adattarsi ad un nuovo organo in poco tempo poiché deve modulare la sua motilità senza interrogarsi sullo spazio oggettivo: i suoi gesti si scoprono sorgenti emozionali, vettori affettivi che creano uno spazio espressivo.
Le regioni del corpo sono consacrate ad azioni, partecipano al loro valore. Il corpo non è però solo uno spazio espressivo fra tutti gli altri, ne è l'origine, il movimento di espressione. A grazie al corpo che vengono proiettati all'esterno i significati, che i significati hanno luogo. Talvolta però il corpo non può raggiungere il significato se non estendosi in qualche strumento e proiettando un mondo culturale. L'abitudine non è che un caso particolare di questo potere.

IV. La sintesi del corpo proprio

La spazialità della cosa e il suo essere di cosa non costituiscono due problemi distinti. L'intellettualismo capisce che il "motivo della cosa" e il "motivo dello spazio" si intrecciano, ma riduce il primo al secondo. Nello spazio oggettivo – della geometria – dove il corpo prende posto, l'esperienza rivela una spazialità primordiale di cui la prima non è che l'involucro. Il corpo non è nello spazio ma inerisce allo spazio.
La spazialità del corpo è il dispiegarsi del suo essere di corpo, il modo in cui si realizza come corpo. Le diverse parti del corpo, i suoi aspetti visivi, tattili e motori non sono semplicemente coordinati, sono a nostra disposizione in base al loro significato comune.
Io sono il mio corpo e il corpo è, per dirla con Leibniz, la "legge efficace" dei suoi mutamenti. Il corpo non può essere paragonato all'oggetti fisico, ma all'opera d'arte. Come nelle opere d'arte, in cui l'espressione è indistinguibile dall'espresso, così il corpo proprio è un nodo di significati viventi e non la legge di un dato numero di termini covarianti. Il braccio visto e il braccio toccato fanno tutti capo al medesimo gesto.
Ogni abitudine motoria è in realtà anche una abitudine percettiva, in quanto limita il campo di visione tanto quello di movimento. A darmi la sintesi delle "sensazioni tattili" della mano e a collegarle a certe percezione visiva della stessa mano e ad altri segmenti del corpo è un certo stile dei gesti della mano, che implica un certo stile dei movimento delle dita, che contribuisce a dare al mio corpo un portamento.
L'analisi dell'abitudine motoria come estensione dell'esistenza si prolunga in quella dell'abitudine percettiva come acquisizione di un mondo.
Nel cieco, il bastone non è sentito sulla mano, ma sentito dalla punta. Il tatto del cieco inizia sotto il bastone che entra a far parte del corpo proprio come appendice organica. L'abitudine è dispensare dall'interpretazione il cieco dal sentire l'impugnatura sul palmo e le posizioni del bastone. Il bastone del cieco è uno strumento con il quale percepisce.
Imparare a vedere i colori significa acquisire un certo stile di visione, un nuovo uso del corpo proprio, signfica arricchire e organizzare lo schema corporeo. L'equilibrio è la meta del corpo proprio, non è oggetto per un "io penso", ma potenza motoria e percettiva.

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