VI. Il corpo come espressione e la parola
Una prima concezione di parola è stata quella di "immagine verbale", cioè tracce lasciate in noi dalle parole pronunicate o udite. Una svolta è avvenuta quando si distinse l'afasia vera – mai immune da turbe dell'intelligenza – dall'anartria. Il linguaggio intenzionale, quello usato con gratuità, è l'unico interessato nei casi di afasia, mentre rimane intatto il linguaggio automatico. Ciò che il malato perde non è un patrimonio di parole, ma un certo modo di farne uso. Il linguaggio concreto rimane un processo in terza persona; lo stesso malato è capace di dire "no" se sollecitato dal medico, ma incapace di parlare gratuitamente. Il linguaggio intenzionale diviene perciò un disturbo del pensiero.Il malato se sollecitato a categorizzare delle listelle colorate sembra incapace di utilizzare le categorie. L'atteggiamento categoriale, che deduzione dell'eidos l'esemplare, è compromesso e ricade tutto nell'atteggiamento concreto del confronto analogico.
La parola ha senso
Le psicologie empiriste e intellettualistiche sono affini poiché la parola è solo l'involucro della vera denominazione e la parola autentica è un'operazione interiore. Per entrambe la parola non ha significato. Nella prima non c'è nessuno che parla, nella seconda il soggetto non è il soggetto parlante ma il soggetto pensante. Pertanto con la semplice affermazione che la parola ha un senso si supera tanto l'intellettualismo quanto l'empirismo.Chi parla compie il pensiero, la parola è già un'esperienza del pensare. Il nome è l'essenza dell'oggetto e risiede in esso allo stesso titolo che il suo colore e la sua forma. È importante che insieme al significato concettuale si formi un significato gestuale immanente alla parola. C'è quindi un pensiero nella parola che l'intellettualismo non sospetta. L'oratore mentre parla non pensa a quello che dice, la sua parola è il suo pensiero. Delle parole non ho nessuna "immagine verbale", ma piuttosto una Imago freudiano, una essenza emozionale molta precisa e generale, distaccata dalle sue origine empiriche.
Dell'immagine verbale si può dire la stessa cosa della "rappresentazione di movimento": non ho bisogno di rappresentarmi la parola per saperla e per pronunciarla. Basta che ne possieda l'essenza articolare e sonora come una delle modulazioni, uno degli usi possibili del corpo. Ho un solo mezzo per rappresentarla, ossia quello di pronunciarla, allo stesso modo in cui l''artista ha un solo mezzo per rappresentarsi l'opera alla quale lavora: deve farla.
In primo luogo la parola non è il segno del pensiero, se con ciò si intende un fenomeno che ne annuncia un altro. La parola è l'esistenza esteriore del senso, pensiero e parola si avvolgono reciprocamente. La parola e il parlare sono il corpo del pensiero. Lo realizza, dà forma al pensiero.
Il pensiero e l'espressione si costituiscono simultaneamente. La parola è un autentico gesto e contiene il proprio senso allo stesso modo in cui il gesto contiene il suo.
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