La forza dell’immaginazione. Immagini mentali e memoria
Memoria e immaginazione sono coinvolti. Provando a ricordare la nostra casa di infanzia di sicuro visualizzeremo un’immagine mentale. Pavio (1971) suggerisce che la natura del ricordo dipende dalle caratteristiche del materiale da ricordare, le istruzioni con cui veniamo invitati a ricordare, e differenze individuali di immaginazione.Dovendo memorizzare una lista di parole, tra queste sarà più facile quelle di cui abbiamo un’immagine. Tuttavia non saranno le parole di oggetti concreti a essere più ricordate, ma quelle di cui è più facile reperire un’immagine mentale. Sperimentalmente è stato dimostrato che dovendo ricordare una lista di oggetti, la persona a cui vengono mostrate una lista di immagini ricorda maggiormente rispetto alla persona a cui sono state lette.
Per quanto riguarda le istruzioni se si suggerisce di immaginare ciò che deve essere ricordato, il ricordo viene nettamente migliorato.
Pavio suggerisce che le immagini in memoria, imagen, e le parole in memoria, logogen, se attivate entrambe ad uno stimolo si abbia una prestazione mnemonica superiore. Probabilmente la situazione è più complessa. Non è solo la somma dei formati, ma l’immagine mentale attiva molti processi mnestici e immaginativi che chiamano sensazioni oltre che concetti.
L’arte di ricordare. Semplicità e potenza delle mnemotecniche
La ricerca sulla memoria hanno evidenziato che l’oblio è dovuto alla cattiva codifica delle informazioni, difficoltà nel recuperare un’informazione, incapacità nel risalire all’ordine delle informazioni. Già dall’antichità abbiamo testimonianze di retori che impiegavano mnemotecniche per memorizzare il discorso. Applicavano topic del discorso a luoghi mentali come in una mappa, cioè a zone e luoghi successivi assegnavano punti della loro argomentazione. Altri trattati antichi riportano come venivano memorizzate immagini mentali complesse per ricordare con i dettagli. Non è raro nell’arte riscontrare opere d’arte che rappresentano altro.La mnemotecnica dei luoghi si basa appunto sull’assegnare a luoghi dello spazio delle informazioni. Questo fa sì che possa anche ripreso l’ordine durante la rievocazione, infatti la mnemotecnica suggerisce di utilizzare percorsi familiari. Chi non ha un percorso familiare che non può dimenticare? Nel caso le informazioni da ricordare non siano degli oggetti da piazzare nel percorso è d’uopo usare oggetti che possono essere disposti nello spazio che assomigliano al nome da ricordare. Da ricerche è emerso che lo stesso luogo può essere utilizzato in ordini di informazioni diverse per molte volte, in quanto i dati in memoria vengono depositati con un indice temporale e contestuale.
Atkinson (1975) propone un trucco per ricordare le parole straniere. Se la parola straniera assomiglia alla parola della propria lingua che designa qualcosa, memorizzando un’immagine mentale con l’oggetto della propria lingua e l’oggetto che rappresenta la parola della lingua straniera si è in grado di memorizzare molte parole, di norma un 46% in più rispetto a ricordarle senza nessun metodo.
Le mnemotecniche possono essere divise in: a) a casellario; b) a regola. La prima si basa sulla capacità del memorizzatore di usare una serie di caselle predisposte per mantenere informazioni ordinate. Per le seconde esiste ad esempio la mnemotecnica del concatenamento per cui si cerca di memorizzare un’immagine mentale che contenga prima la prima parola, poi la seconda e così via. Oppure la mnemotecnica della storia per cui si inventerebbe una storia anche bizzarra contenente gli elementi ordinati. Esistono anche mnemotecniche fonetiche in cui si crea una sorta di filastrocca che aiuta a ricordare dei contenuti associandoli alla frase che risulta semplice da memorizzare.
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