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sabato 13 dicembre 2014

Psicologia dell'apprendimento: memoria

Gli amanti della memoria. Differenze individuali di fronte alla memoria

Non tutti hanno lo stesso atteggiamento davanti al proprio ricordo personale. Alcuni cercano di evitare scorribande nel proprio passato, altri non danno importanza. Alcuni, invece, si perdono volentieri nel turbine delle proprie esperienze passate e danno al ricordo un valore del tutto speciale. È stata definita “sensibilità alla memoria” e il concedersi momenti di piacere ricordando il proprio passato viene definito leopardismo, ispirato al famoso poeta Leopardi, dedito alla memoria più che al presente.
Il questionario “Questionario per la valutazione alla Sensibilità della Memoria” (MS) è stato sottoposto a diverse fasce d’età e per entrambi i generi. Emerge che le femmine abbiano valori di leopardismo maggiori dei maschi a tutte le età, eccetto per la fase anziana, in cui il livello tenderebbe ad appiattirsi e a crescere per entrambi i generi. Nettamente superiori le femmine sia in età giovanile che adulta.
I leopardisti hanno ricordi più vividi del loro passato remoto e un ruolo di favorire la memoria autobiografica.
Attraverso il test è emerso l’atteggiamento dei soggetti verso la memoria e si poté dividere i leopardisti tra interiorizzanti e pragmatici. Gli interiorizzanti sono individui che con la memoria cercano di rivivere emozioni del passato ed hanno un legame affettivo con il loro passato. Non hanno bisogno di particolari aiuti esterni per ricordare e il passato è integrato con il presente e li aiuta a capire il proprio Sé. Appartengono alla categoria leopardisti pragmatici coloro che tendono a contrastare l’oblio attivamente utilizzando supporti di varia natura. Il collezionismo non è raro in questi soggetti. Per i primi è importante godere del ricordo custodito, per i secondi integrare la propria memoria con dettagli.
Zimbardo (1999) ha descritto una dimensione di personalità, l’atteggiamento di fronte al tempo, che potrebbe essere messa in relazione con la tipologia interiorizzante. Gli interiorizzanti sottoposti al test dimostrarono saturazione in ben tre dimensioni: piacere del presente, orientamento al futuro, considerazione positiva del passato.
La sensibilità alla memoria può essere influenzata dal clima culturale o familiare circostante. La ricerca ha inoltre valorizzato il ruolo del ricordo e la sua possibile funzione terapeutica soprattutto con gli anziani.


Incursione nella mente. Memorie involontarie e processi di recupero

Quando si parla di memoria intuitivamente si intende quella facoltà da cui è possibile accedere ai ricordi, ma esistono ricordi che affiorano alla mente autonomamente: i ricordi involontari. Freud riteneva che i flussi liberi della mente fossero manifestazioni dell’inconscio, cioè ricordi di eventi rimossi che emergono durante una debolezza dell’Io. I teorici dello schematismo che hanno distinto conoscenze di tipo schematico e di tipo specifico. Ritengono che i ricordi involontari siano contenuti schematici e i ricordi volontari ricordi specifici. La teoria della frequenza di attivazione spiega con la frequenza di attivazione l’emersione di ricordi involontari. Il fatto di ricordare frequentemente qualcosa fa sì che il ricordo venga posto alla consapevolezza in maniera autonoma e solo un controllo volontario possa sopirlo. Il disturbo post-traumatico da stress è un disturbo per il quale eventi dolorosi vengono posti alla coscienza senza possibilità di controllo e in maniera del tutto autonoma.
Bernstern (1998) ha condotto una ricerca per la quale è emerso che, al contrario di quanto proposto da Freud, solo un 30% dei ricordi involontari è doloroso. I ricordi involontari non sono più schematici, né meno specifici dei ricordi volontari. Questo smentisce che si ricorda involontariamente elementi di carattere generale. Bernstern smentisce anche che i ricordi involontari sono altamente attivati dalla reiterazione, anzi il 45% dei ricordi involontari del campione era assolutamente una novità.
Una ricerca ha messo in luce che il ricordo involontario sfugge dall’editing, cioè quel processo per cui il contenuto lacunoso viene integrato di dettagli per dotarlo di senso. Soprattutto il ricordo involontario è carico emotivamente, perciò si ha un ri-esperienza, cioè la sensazione di ritrovarsi a rivivere l’esperienza originale.
Nel ricordo volontario si usano alcune piste che possono attivare il dominio desiderato, mentre nel ricordo involontario si utilizza una gamma potenziale di percorsi più ampia. Gli psicologi spiegano che si sostituisce l’attenzione focalizzata, tipica delle situazioni in cui è necessario concentrarsi su dettagli o aspetti anziché su altri, con l’attenzione diffusa, una forma attentiva libera da razionalità e su elementi non critici della situazione, ma sull’insieme. In stato di attenzione diffusa è facile attivare molte piste da cui emergerebbero ricordi involontari. I ricordi involontari spesso sono episodi recenti e minori della nostra vita, però è possibile che siano ricordi di eventi remoti con una particolare importanza.
Déjà vu. Ci appare come un ricordo della situazione che stiamo per vivere per la prima volta ed è sicuramente involontario. Le ricerche dimostrano una notevole incidenza di déjà vu tra le persone, il 60% ammette di averne avuti. L’incidenza è maggiore tra giovani, persone colte e persone sottoposte a stress. Gli studiosi ritengono che il fenomeno sia dovuto ad un momentaneo scoordinamento di memoria e attenzione, anche a disfunzioni neurologiche. Al di là delle differenti posizioni ci sono un paio di elementi sicuri che caratterizzano un déjà vu. La consapevolezza dell’alterazione di alcuni processi interpretativi, accompagnata da una sensazione di disagio. La situazione esperita ha attivato inconsapevolmente delle informazioni presenti in memoria che combaciano in parte con le presenti.

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