Cerca nel blog

domenica 21 dicembre 2014

Psicologia politica: conoscenze e atteggiamenti politici

Il punto di partenza è la razionalità limitata: non è possibile accedere ed elaborare una mole di informazioni politiche. Non solo non possiamo, ma non è attingibile un parte delle informazioni.
Una prima selezione è operata dai media, tanto che fatti politici nascono nel medium stesso. In aggiunta oltre essere sottoposti a limiti cognitivi impliciti, la mente elabora su base motivazionale. Un fenomeno psicologico di notevole rilevanza è l'esposizione selettiva: la tendenza a dirigere la propria attenzione verso il noto al fine di ridurre il carico cognitivo. Questo porta in termini politici a preferire fonti di informazioni che si percepiscono come dalla propria parte.
A livello attentivo le informazioni che traggono maggior interesse sono quelle salienti, in base alle caratteristiche dell'informazione in relazione al contesto. Alcune informazioni sono di per se stesse salienti per ragioni prettamente percettive, cioè acquistano interesse nel campo visivo. Questi sono messaggi in movimento, colori vivaci e visivamente complessi. Informazioni vicine da un punto di vista sensoriale, temporale, spaziale ed emotivamente attraenti [Nisbett e Ross 1980].
Un comportamento saliente di un politico è quando: a) è diverso dal comportamento abituale, b) è diverso rispetto alle aspettative che si hanno verso la categoria di quel politico, c) è diverso dal comportamento normale delle persone.
A proposito della codifica, cioè il processo che trasforma uno stimolo sensoriale in una rappresentazione, possiamo distinguerne due fasi: preattenzione inconscia, quando alcuni stimoli ci colpiscono ancora prima di esserne consapevoli, e attenzione focale, in cui identifichiamo e categorizziamo lo stimolo. Quando codifichiamo un nuova informazione la confrontiamo con concetti già noti che vengono richiamati dalla memoria a lungo termine (MLT). Sebbene la MLT sia virtualmente illimitata non è sempre semplice recuperare le informazioni per riutilizzarle. L'attività di confronto avviene nella memoria a breve termine (MBT) o memoria di lavoro o coscienza. Questa zona della mente è invece limitata, parrebbe a 7 spazi di lavoro. L'accessibilità può essere così definita la probabilità che un concetto venga richiamato dalla MLT alla MBT.
L'accessibilità è influenzata dalla recenza, cioè dal tempo trascorso in cui un concetto è già stato richiamato nella MBT. Una volta che il concetto torna meno accessibile, la sua accessibilità è detta cronica. Un modo sperimentale di innalzare l'accessibilità è detto priming e consiste nell'esporre uno stimolo con lo scopo di influenzarne l'elaborazione. In ambito sperimentale si è scoperto che il priming è utile per innalzare il senso di appartenenza ad un determinato movimento politico.
La frequenza di attivazione di un concetto influisce sull'accessibilità. Insieme alla recenza si ha un effetto sommatorio. Un ulteriore facilitatore è l'obiettivo, i cognitivisti suppongono che l'obiettivo sia depositato in memoria e sia collegato ad una rete di concetti resi più accessibili. Infatti per rappresentare la struttura della MLT vengono adoperati modelli a rete associativa: i concetti sono i nodi e le relazioni (somiglianza, inclusione, causa-effetto, ecc.) i legami tra questi nodi. Il funzionamento cerebrale è caratterizzato da processi paralleli, ossia dall'attivazione di molteplici concetti nella MLT, e da processi seriali nella MBT. Invece di trattare ogni volta le nuove informazioni se è possibile confrontiamo gli schemi e script alla ricerca di categorie conosciute. Uno schema è una sorta di stereotipo nella nostra memoria che provvede informazioni sulle caratteristiche tipiche di un oggetto, un evento, una persona. Gli schemi sono collezioni generiche di conoscenza che tuttavia possiamo evitare nel caso dell'elaborazione approfondita (bottom-up), cioè quando abbiamo abbastanza risorse cognitive disponibili e siamo motivati nel farlo. Lo script invece è un tipo particolare di schema che si riferisce ad una sequenza di azioni da compiere o situazioni collegate tra di loro da nessi temporali o causali e sono tra i primi schemi che si costruiscono nella mente delle persone [Schank e Abelson 1977].
Il ricordo è un'altro tipo di conoscenza immagazzinato nella MLT che viene scatenato da un'indizio (cue) come un luogo, un odore, un volto. Il ricordo è recuperato dipendetemente da come è organizzato in memoria, è più facile per un esperto ricordare qualcosa in quanto ha una organizzazione migliore dei ricordi rispetto a qualcuno che occasionalmente ha a che fare con un determinato tipo di informazione. La coda della memoria è comunque LIFO, l'ultimo ricordo è il più accessibile perché rimane in superficie.
L'atteggiamento invece è la tendenza psicologica a valutare favorevolmente o sfavorevolmente un oggetto e non è direttamente osservabile. L'atteggiamento si può scomporre in:
a) componente cognitiva: convinzione circa l'associazione tra l'oggetto e attributi positivi e negativi;
b) componente affettiva: sentimenti ed emozioni positive e negative che l'oggetto suscita;
c) componente comportamentale: intenzioni e comportamenti effettivamente prodotti in relazione all'oggetto.
Non sempre i tre aspetti dell'atteggiamento sono in accordo tra loro.
La familiarità con un oggetto ci porta a considerarlo più favorevolmente e questo è l'effetto esposizione. Una esposizione prolungata e continua di un oggetto lo rende più familiare e di conseguenza abbiamo un atteggiamento positivo verso l'oggetto. Ovviamente oltre una soglia l'oggetto sovraesposto genera noia e questa intensifica l'atteggiamento negativo.
Un altro processo con cui formiamo atteggiamenti è il condizionamento valutativo, in sostanza l'associazione per contiguità spaziale, temporale, causale ecc. di un oggetto neutro ad uno già bersaglio di atteggiamento (ad esempio donne attraenti e prodotti di consumo). Atteggiamenti si formano anche in modo mediato tramite l'esperienza narrata da altri individui o gruppi per noi significativi. Questo significa che gli atteggiamenti verso un oggetto politico non si formino per diretta esposizione all'oggetto, ma in virtù di gruppi pro e contro all'oggetto, cioè tramite il consenso. I mass media in questo senso agenzie di formazione di atteggiamenti di primo piano, inoltre un oggetto esposto dai media viene percepito come importante nonostante le sue caratteristiche. Una volta formato un atteggiamento questo entra a far parte della rappresentazione dell'oggetto, tanto che pensando all'oggetto non sarà facile staccarsi dall'atteggiamento. La forza di un atteggiamento quindi è caratterizzata dalla sua accessibilità, la chiarezza, la stabilità e la confidenza che si ha verso di esso.
L'atteggiamento è collegato al comportamento in due modi diversi [Fazio 1990]: maniera diretta e spontanea o mediante la formulazione di intenzioni. Un atteggiamento forte ha meno difficoltà ad essere trasformato in comportamento. Il passaggio all'atto è in molti altri casi determinato dall'intenzione comportamentale, ossia il fatto di intendere-compiere una determinata azione, quindi molti altri fattori entrano in gioco. Il primo è la norma soggettiva, cioè la convinzione che ci si aspetti da noi un determinato comportamento, il secondo è la percezione di controllo del comportamento, ossia quanto è percepito semplice portare a termine con successo il comportamento.


Nessun commento:

Posta un commento