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domenica 21 dicembre 2014

Psicologia politica: ideologia e orientamento politico

Da più di duecento anni i sistemi di credenza politica sono stati classificati a seconda delle dimensioni ideologiche destra e sinistra (conservatorismo e progressismo) che ruotano intorno a due questioni principali:
a) richiedere oppure resistere al cambiamento;
b) rifiutare oppure accettare la disuguaglianza.
Ci sono molti scettici riguardo alla possibilità che le persone siano ideologicamente orientate in una sola direzione, ma dalla PP emerge che effettivamente le differenze siano personologicamente pronunciate negli ambiti della vita.
Il termine 'ideologia' appare in tutti i contesti delle scienze sociali eppure in ognuna di esse tende ad avere un significato diverso. Norberto Bobbio (politologo) [1976] divide le concezioni di ideologia come "debole": insieme di credenze che dà la possibilità di guidare i comportamenti politici collettivi; e come "forte": concezione marxiana [Marx 1867] dell'ideologia come falsa coscienza dei rapporti di dominazione tra le classi, oppure come idee che giustificano i rapporti di potere esistenti tra classi. L'ideologia in senso forte è caratterizzato dall'idea di falso, quindi dal carattere mistificante delle credenze politiche. La proposta gramsciana [Gramsci 1947] è forte e sussiste nel considerare l'ideologia come sistema che permette di mantenere la disuguaglianza sociale. Questa concezione non vede l'ideologia come un prodotto culturale omogeneo, bensì come sedimentazione nel corso degli anni da parte dell'èlite di volta in volta al potere.
La PP considera l'ideologia a) un insieme coerente di valori e atteggiamenti b) condiviso all'interno di un determinante gruppo sociale c) che sostiene le azioni di gruppo [De Witte 2004]. Il carattere dell'ideologia non sostiene e mantiene l'ordine, ma indica anche come dovrà o dovrebbe essere, perciò ha una natura prescrittiva. La psicologia sociale si è interessata all'ideologia tramite la personalità autoritaria e in seguito si diresse allo studio del conservatorismo. Le ricerche hanno prodotto due dimensioni principali in cui collocare il conservatorismo: il piano socioculturale vede centrale i temi della tradizione (divisione dei ruoli, dominio maschile, educazione severa dei figli) e l'etica del lavoro. I progressisti si vogliono distanziare dalla tradizione (emancipazione della donna, educazione che renda i figli indipendenti, libertà di abortire e di ricorrere all'eutanasia) e ritengono ci siano altro oltre il dovere al lavoro (autorealizzazione). Sul piano economico i conservatori si oppongono all'intervento statale nell'economia, all'azione dei sindacati; ritengono che le disuguaglianze non siano frutto delle opportunità offerte alle persone, ma siano la competizione e l'iniziativa individuale a far progredire e sostenere l'economia. I progressisti ragionano al contrario.
Gli studi di PP hanno proposto dei legami tra autoritarismo e orientamento alla dominanza sociale come tratti personologici che favoriscono l'adesione a l'ideologia conservatrice.
Per quanto riguarda l'autoritarismo dalla ricerca di Adorno et al. [1950] è sempre stato un importante tema dalla psicologia sociale. L'autoritarismo è stato collegato al pregiudizio razziale (tema caro alla psicologia sociale) e specialmente al pregiudizio antisemita. Il pregiudizio consiste nella valutazione di un individuo in quanto membro di un gruppo o di un gruppo nel suo complesso [Allport 1954]. Adorno ritiene che le convinzioni economico-politiche costituiscano un sistema coerente collegate alle disposizioni più stabili dell'indivuo. Adorno ipotizza che il pregiudizio verso una particolare etnia è manifestazione di uno stile che pregiudica tutte le etnie diverse dalla propria.
Ipotizza inoltre di scovare una relazione quadrangolare con altre quattro dimensioni legate all'autoritarsimo:
1) antisemitismo,
2) etnocentrismo,
3) conservatorismo politico-economico,
4) tendenze antidemocratiche e fascismo potenziale.

Adorno confermò la sua ipotesi constatando che chi presentasse saturazione sulla scala F per antisemitismo avrebbe probabilità alte di saturare anche le altre.
Le critiche verso la scala F sono state diverse. In primo luogo non misurerebbe, come voleva Adorno, la personalità autoritaria (quindi un tratto di personalità soggiacente), ma delle disposizioni sociali di comportamento di un determinato periodo storico. È stata avanzata una critica alla scala in sé, forse non misura un unico costrutto, ma più dimensioni diverse. Tutti gli item sono orientati nel saturare l'autoritarismo sempre nella stessa direzione di accordo o disaccordo.
La scala RWA (Right-Wing Authoritarianism Scale) [Altemeyer 1981] è lo strumento più recente e più adottato ora nella misura dell'autoritarismo. L'autore rigetta l'impianto psicoanalitico di Adorno e si rifà alla teoria dell'apprendimento sociale. Come per Adorno anche per Altemeyer RWA misura un'unica dimensione personologica, l'autoritarismo, ma si basa su tre nuclei di contenuti:
1) convenzionalismo, accetazione incondizionata delle credenze e dei valori del gruppo di appartenenza;
2) sottomissione autoritaria, forma di rispetto acritico e irrealistico verso le autorità morali idealizzate del proprio gruppo;
3) aggressività autoritaria, ostilità indiscriminata verso i trasgressori delle norme convenzionali.
La scala è predittiva della preferenza politica e correla perciò con l'adesione ad una ideologia anziché un'altra e correla molto bene con le caratteristiche sociodemografiche.
Per quanto riguarda quest'ultime le relazioni possono variare da periodo storico e paese, ma per quanto riguarda il genere le donne si dimostrano più autoritarie. Con l'età aumenta l'autoritarismo, fino ad un picco a 65 anni, mentre con il grado di istruzione questo diminuisce. Per quanto riguarda l'occupazione gli studenti universitari sono i meno autoritari, mentr i più sono le casalinghe e i pensionati. Operai, imprenditori, artigiani e commercianti dimostrano il livello più alto di convenzionalismo. Dato che l'autorismo correla bene con la religiosita e l'ortodossia l'autore ritiene che il tratto autoritarsimo correli bene con l'educazione impartita in un ambiente religioso durante l'infanzia. L'idea è che l'autoritario sia tale perché si senta nel giusto.
Nel nostro contesto l'autoritarsimo correla bene con le politiche economiche di privatizzazione e la gestione statuale come se fosse un'azienda e di abassare le tasse. Nel contesto italiano in particolare correla con l'autonomia alle regioni in chiave "tradizionalista". Nel caso di disoccupazione entrambi gli schieramenti si pongono contro ma con modi diversi: il centrodestra vorrebbe abbassare i vincoli sindacali e le tasse, mentre il centrosinistra è favorevole all'intervento dello stato [Bellucci et al. 2010]. Come è prevedibile l'autoritarismo predice il voto a centrodestra e al centro per l'Italia e ai conservatori in generale. Correla bene anche con i Non collocati (ITANES) che raggiunge punteggi simili alle persone di destra.
Con orientamento alla dominanza sociale si intende il desiderio di mantenere e consolidare le gerarchie esistenti proteggendo la propria superiorità e quella del proprio gruppo [Pratto et al. 1994]. Trasversalmente in ogni società esistono delle competizioni interne e perciò a fini di sopravvivenza la società tende a fondare miti che legittimino la dominazione di un gruppo. La psicologia attraverso questo costrutto aderisce all'idea forte di ideologia prendendo atto che
1) esiste una tendenza individuale a classificare i gruppi sociali in base a superiorità-inferiorità e a favorire politiche che promuovano la disuguaglianza sociale;
2) non solo questa tendenza appartiene a individui di gruppi ad alto status sociale, ma anche a individui appartententi a gruppi di basso status. L'ipotesi dell'asimmetria ideologica prevede che il gruppo a basso status cerchi di giustificare la superiorità del gruppo dominante e rifiuti il proprio.
Pratto et al. [1994] proposero la scala SDO (Social Domination Orientation Scale) sulla base di una scala likert a 7 valori. I risultati evidenziano come il genere maschile sia più incline alla dominanza sociale, tanto da fare presupporre una universalità per obiettivi legati alla riproduzione (ipotesi dell'invarianza). L'ipotesi è criticata attraverso il ricorso a spiegazioni relative all'identità sociale, in quanto gli uomini con molta probabilità godono di posizioni di alto status tendano a proteggere la propria identità sociale, al contrario di membri di gruppi a basso status.
Per ciò che riguarda l'età sembrerebbe che tra i 25 e i 34 e nell'anzianità le persone siano più orientate alla dominanza. Indagini che considerano la variabile discreta anziché continua e procedono a studi di coorte [Corbetta e Ceccarini 2010] rilevano che esistono eccezioni in base all'epoca in cui la persona è stata socializzata alla politica: Perciò i sessantottini saturano meno di individui educati durante il boom economico.
La dominanza non è legata al livello di istruzione, ma correla bene con l'occupazione. Individui del privato, che è competitivo, sono più dominanti rispetto alle persone occupate nel pubblico. Al contrario dell'autoritarismo, la dominanza correla con la scarsa o nulla religiosità.
Come per l'autoritarismo la dominanza correla con la preferenza e orientamenti politici particolari: pena di morte, ergastolo, spesa militare, privatizzazione, liberismo. Indifferente se non contrario alla parità dei diritti civili e alle politiche sociali e ambientali.
Come è facile immaginare la SDO è una predittrice dell'adesione all'ideologia conservatrice. Chi non ha alti valori si considera di Centro o Non collocato.
Gli studi mostrano che RWA e SDO misurano in effetti due tratti diversi tra loro e correlazioni tra le due scale è dipendente dal fattore contestuale.


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