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domenica 21 dicembre 2014

Psicologia politica: la scelta di voto

Durante il processo che porterà alla scelta, cognitivamente possiamo contare solo sulle informazioni accessibili e verranno elaborate in parte da scorciatoie del processo di ragionamento. Nel contesto della personalizzazione della politica si è potuto approfondire i processi psicologici sottesi al cosiddetto voto basato sul candidato.

Sono i temi politici più importanti per la persona ad essere evocati più spesso e quindi più stabili nel tempo, perciò più predittivi. Normalmente il cittadino ha a cuore i temi di politica interna come il welfare, il sistema sanitario, ecc. e  meno i temi di politica estera come la spesa per la difesa e l'intervento in conflitti bellici. Per altri invece non sarebbe la posizione sul tema politico particolare a far votare un candidato anziché un altro, ma principi più generali di tipo ideologico o valoriale.

Non solo fattori squisitamente individuali come motivazione e valori personali potrebbero spiegare il voto. In sociologia si è fatto uso molto a lungo di fattori sociostrutturali, ma vi è una terza possibilità che presuppone una interazione tra fattori psicologici e fattori sociostrutturali: in questo orizzonte possiamo assumere che, nel voto, il soggetto agisca in relazione all'identità fornita dal gruppo di cui fa parte.
In questo senso si possono distinguere due tipi di voto.
A) il voto strumentale: dato per peseguire scopi egoistici e strumentali;
B) il voto espressivo: dato per manifestare un'appartenenza sociale e territoriale.

Il politologo Stein Rokkan [1982] propose un modello ad assi incrociati  bidimensionale che ottenne seguito negli anni 2000. La dimensioni sono un continuum e la prima è macro-micro, rappresente il sistema politico e l'elettore, e l'altra è distante-prossimo, nel senso di vicinanza o lontananza temporale al momento del voto, che corre dai processi di socializzazione familiare e individuale.
Incrociando gli assi abbiamo:
1) fattori macrodistanti: le caratteristiche del sistema politico (partiti e modello elettorale) e le trasformazioni di carattere politico, sociale e territoriale che risultano esogene all'elettore pur costituendo l'ambiente nel quale agisce.
2) fattori macroprossimi: le condizioni politiche nella specifica arena elettorale.
3) fattori microdistanti: valori politico-ideologici, identificazione di partito.
4) fattori microprossimi: fattori cognitivi, motivazionali, psicosociali.
I micro sono stati ampiamente descritti dalla ricerca psicologica, mentre i macro appartengono alla ricerca sociologica e politologica.

Come detto, il legame tra scelta di voto e caratteristiche sociodemografiche è andata a indebolirsi con il tempo. Età, genere e strato sociale non predicono il voto che verrà dato alle elezioni. Nel 2006 la capacità predittiva era del 10% [Biorcio 2010; Corbetta e Ceccarini, 2010]. Il titolo di studio invece è un buon predittore, nel senso che la scuola dell'obbligo predice il voto per il centrodestra mentre una laurea il voto per il centrosinistra. Le zone geopolitiche di appartenenza sono buoni predittori: risiedere a Nord-Est rende probabile il voto per il centrodestra, mentre risiedere nella zona rossa rende probabile il voto a centrosinistra.
Gli anni della socializzazione politica dell'elettore sono un altro buon predittore del voto: la coorte 1966-1975 predice il voto per un partito di centrodestra.
Per quanto riguarda i valori di Schwartz benevolenza e universalismo predicono il centrosinistra, tradizione e conformità il centrodestra [ITANES 2006].
Quando si parla di autocollocazione si parla di dove si metterebbe un cittadino all'interno di un asse sinistra-destra. Questa è un forte predittore del voto, ma è dipendente dall'offerta politica al momento delle elezioni.
Il tema politico può essere un buon predittore, chi ha a cuore un determinato tema ha buone probabilità di essere in linea con una parte politica. Teoricamente si prevede che il tema politico serva a discriminare razionalmente le parti politiche, in realtà sappiamo che tendenzialmente le persone tendono a valutare la linea d'azione del candidato o partito preferito non dedicando molta attenzione alla controparte. I temi politici sono impostati dall'agenda setting.
Con analisi effettuate con i modelli ad equazione strutturale pare che i predittori più rilevanti cognitivamente siano l'orientamento ideologico e i tratti dello specifico candidato. Occorre però precisare che le categorie di elettori possono essere decisi o indecisi. L'elettore deciso è quello che andrà a votare ed ha da almeno un mese prima già idea di chi votare, mentre l'indeciso non sa chi votare ma andrà comunque a votare. Del secondo tipo la popolazione è in prevalenza femminile e non ha una istruzione superiore e sofisticazione politica. La scelta di questi ha determinante prepolitiche più che politiche. Pare che abbiano già maturato una preferenza ma non ne siano consapevoli [Arcuri e Castelli 2011]. Negli elettori decisi il fattore di vicinanza ideologica al partito o alla coalizione spiega quasi compltemante la scelta, mentre i tratti di personalità e l'effetto governo uscente sembrano più importanti per gli indecisi.

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