La ricerca internazione è concorde nel ritenere identità collettiva, ingiustizia e efficacia politica nel determinare la successiva azione collettiva. Ma quali sono le relazioni tra di esse e cosa succede se una condizione predomina sulle altre? Diversi autori [Simon e Klandermans, 2001; Strumer e Simon 2004; 2009; Vab Zomeren, Postmes e Spears 2008; Van Zomeren, Spear e Leach 2008] hanno mostrato la presenza di due percorsi psicologici che portano all’azione collettiva. La determininate di un percorso anziché l’altro è l’identità collettiva. Quando questa è meno elevata si parla di un percorso strumentale o strategico all’azione collettiva e si basa soprattutto sull’efficacia politica e perciò sulla percezione di potenza del gruppo. Quando l’identità collettiva è alta si parla di percorso emotivo all’azione collettiva e si basa sull’identità collettiva, sul senso morale dell’essere parte di un gruppo con dei valori e che questi devono essere protetti, perciò il senso di ingiustizia affettiva ha un ruolo centrale.
I primi tentativi della psicologia di analizzare i comportamenti di gruppo sono quelli di Le Bon [1895] e di Freud [1921]. Psicologia delle folle è ormai un classico della letteratura psicosociale e l’autore ritiene che la folla svolga un ruolo negativo sulla mente dell’individuo, nel senso che priva delle facoltà critiche e delle barriere censorie che normalmente una persona avrebbe come individuo. Le Bon parla perciò di un’anima collettiva che è diversa dalla somma o dalla media delle componenti singolari. Il leader della folla ha un potere carismatico che raggiunge livelli parossistici e l’anonimato della folla garantisce una sorta di impunità. Il giudizio valutativo dell’effetto della folla è stato definito dall’autore “contagio” e la folla diventa una sorta di malattia.
In Psicologia delle folle e analisi dell’io Freud fornisce le coordinate psicoanalitiche alla teoria di Le Bon e suggerisce che l’azione della folla sia una proiezioni di oggetti interni che minacciano la salute psicologica verso l’esterno. Anche per il maestro la folla evoca le componenti più primitive dell’uomo come nell’orda primordiale.
In ambito cognitivista contemporaneo la folla viene redenta dall’accusa positivista dell’irrazionalità, per la teoria dell’identità sociale il comportamento di gruppo non è irrazionale ma razionale nell’ordine dell’identità del gruppo. È stato proposto il modello elaborato dell’identità sociale [Dury e Reicher 2005; 2009] e il punto centrale è che i membri di un gruppo rispondano ai requisiti della propria identità sociale e non diventino irrazionali e imprevedibili.
Nelle ricerche sul campo contemporanee è emersa l’asimmetria nella valutazione del comportamento intergruppo, specie nel caso di manifestazioni come possono essere quelle della Val di Susa di questi anni 2000-2010. Quando un gruppo può giudicare un altro gruppo ed ha più potere – ad esempio le forze dell’ordine – del gruppo giudicato e quest’ultimo subisce una ricollocazione sociale.
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