Autori: Moskowitz (1999)
Ipotesi: chi ha scopi egualitari cronicamente attivati sarà in grado di manifestare risposte egualitarie verso membri e gruppi stereotipati per inibizione automatica
Metodo: autocompletamento simbolico [Wicklind e Gollwitzer 1982], priming negativo [Tipper, 1985]
Esperimento: quasi-esperimento 2x2x2
{partecipante: egualitario cronico vs non-cronico} x
{stimolo distraente: rilevante vs irrilevante per lo stereotipo} x
{attributo target: rilevante vs irrilevante per lo stereotipo}
1) venivano selezionati 60 partecipanti di sesso maschile e differenziati in base all'obiettivo cronico di uguaglianza verso le donne. Per fare qusto venivano sottoposti ad un test di autocompletamento simbolico. In sostanza per chi ha costruito lo strumento il Sé è costruito sulla base di diversi elementi, tra cui ci sono gli scopi che la persona si pone. Nel caso una persona fallisse un compito associato ad un tratto che reputa parte integrante e centrale del Sé, la persona tenderà a compensare mettendosi alla prova per ritrovare la fiducia verso la propria immagine.
In questo caso i ricercatori hanno somministrato tre questionari. Nel primo dovevano valutare quanto fossero descrittivi delle donne i tratti elencati; nel secondo, che aveva la funzione di far vivere un fallimento, venivano descritte delle situazioni antiegualitarie per le donne e si chiedeva al partecipante di scegliere fra tre risposte non egualitarie; nel terzo questionario le affermazioni erano identiche, ma non le risposte che erano nettamente più egualitarie e che ci si aspettava che il partecipante cronicamente egualitario si rifacesse.
Gli sperimentatori consideravano cronicamente egualitari chi scegliesse nel terzo questionario le risposte meno stereotipiche.
2) dopo due settimane veniva somministrata una prova al computer composta di 160 termini da pronunciare. Al centro del monitor appariva una X come punto di fissazione, poi sopra e sotto due parole scritte in colore diverso (rosso e blu). Dopo 200ms appariva una parola target da pronunciare e dopo 2,5 secondi una parola scritta in nero appariva al centro del monitor. Nel 50% dei casi era una parola prime che doveva essere ricordata, mentre nell'altra metà dei casi una nuova parola il cui significato era lontano dallo stereotipo di genere. I partecipanti dovevano decidere se la parola presentata era la parola precedentemente presentata in rosso scegliendo il pulsante "Sì" o il pulsante "No" (compito di copertura).
La composizione delle parole scritte in rosso erano neutre rispetto al genere. Le parole in blu da ignorare erano per metà nomi femminili. Le parole da pronunciare erano associate o a tratti femminili stereotipici (sensibile, irrazionale) o a tratti neutri (ottimista, arrogante).
Risultati: al ricercatore interessava il tempo di latenza tra il prime e la pronuncia della parola target. I partecipanti non-cronici venivano facilitati nella pronuncia di tratti stereotipici se esposti ad un nome femminile rispetto ad un oggetto neutro, mentre per i cronici il nome femminile aveva una funzione inibente e veniva impiegato più tempo per pronunciare la parola target. Dato lo Stimulus Onset Asynchrony (SOA) di soli 200ms i cronici non potevano avere il tempo di elaborare strategie di soppressione, per cui si desumo l'attivazione automatica di inibitori dello stereotipo.
Discussione: sembra che sia possibile automatizzare la soppressione dello stereotipo a patto che la persona abbia cronicizzato l'obiettivo di controllo. Non basta avere un approccio egualitario, ma occorre allenarsi nella vita quotidiano a manifestarlo perché questo divenga attivo senza la partecipazione conscia.
Metodologia: a differenza del prime tradizionale, il prime negativo attiva il costrutto di interesse attraverso la presentazione di due stimoli, uno dei quali lo sperimentatore ha chiesto di non porre attenzione. Può venir chiesto di pronunciare la parola non-prime, e poi presentare la parola prime, una parola associata o uno stimolo neutro. Al partecipante può essere chiesto di pronunciare questa parola il più velocemente possibile.
Il metodo del priming negativo permette di individuare risposte stereotipiche anche laddove il partecipante è in grado di inibirle per il fatto che già sta inibendo lo stimolo prime.
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