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lunedì 22 dicembre 2014

Sociologia: i giovani e l'arte contemporanea

1. La sociologia dell'arte
Le società occidentali sono state testimoni di cambiamenti radicali nelle forme e nei contenuti dell'arte, domande su cosa includere o escludere dalla categoria dell'arte sorgono con tale frequenza, che tali questioni si impongono in qualsiasi analisi dell'oggetto artistico.
L'opera d'arte non diviene opera solo da qualità estetiche intrinseche, ma anche dalle condizioni esogene. Questo approccio esogeno attira su di sé l'astio degli specialisti delle arti, in quanto mette in dubbio la legittimità della loro attività.
Per quanto riguarda il campo dell'arte in particolare, l'idea per cui essa rispecchia la società secondo l'applicazione "meccanica" di forze generalmente sociali assume il nome di "teoria del rispecchiamento", tesi nei confronti della quale gli studiosi di discipline umanistiche muovo spesso l'accusa di riduzionismo ideologico, attribuendo valore negativo per l'influenza del marxismo.
La grandezza di un'opera d'arte deriva, almeno in parte, dalle mutevoli opinioni di una mutevole casta di esperti. Questa è una delle sentenze possibili della sociologia dell'arte, sociologia nata però nell'ambito degli specialisti di estetica e di storia dell'arte, animati dalla volontà di rompere nettamente con la tradizione incentrata sul binomio artisti/opere. Dall'introduzione negli studi sull'arte di un terzo termine – la "società" – si sono aperte nuove prospettive e si formò una nuova disciplina.

1.1. L'arte contemporanea
Nonostante vi siano molte caratteristiche dell'arte che possono essere fatte risalire dal Settecento ad oggi, è possibile individuare numerosi aspetti sociali considerabili in modo unitario dalla rivoluzione industriale ai giorni nostri. Fra questi aspetti si trova l'arte, la cui continuità è costituita essenzialmente dalla concezione romantica dell'arte e dell'artista.
Il Novecento fu caratterizzato da mode artistiche che hanno accelerato il cambiamento degli stili. D'ora in poi ogni artista e ogni prodotto deve rifiutare la tradizione e i modelli precedenti e presentarsi come nuovo. Van Gogh è l'iniziatore forse dell'arte moderna ed è riuscito mantenendo la propria integrità a dispetto del ridicolo e, infine, ottenendo la fama.
Se le avanguardie del Novecento si presentano come l'evoluzione della controcultura romantica, è interessante analizzarne lo sviluppo in rapporto con il pubblico. All'improvviso il rapporto tra le avanguardie e la cultura dominante cambiò, tanto che la classe borghese-capitalista iniziò a vezzeggiare ed esaltare una forma di cultura che è in realtà intenta a disprezzare, attaccare, deridere, denunciare ed insultare il capitalismo. Gli artisti d'avanguardia sono figli ribelli, ma pur sempre figli della buona borghesia.
Dagli anni 50 agli anni 70 inizia la stagione che porterà alla post-modernità dopo la chiusura dell'esperienza delle avanguardie. Le neo-avanguardie sono spoglie di contenuto ed innovano per innovare, senza direzione e senza senso. Umberto Eco dice che ogni età abbia una sua "modernità" ed un suo "postmodernismo", tanto che viene da chiedersi se la postmodernità sia la versione moderna del modernismo.
L'arte fonda quindi il suo esserci sull'auto-riflessione e il suo segreto non sta nella bellezza della sua separatezza, o nella sua separata bellezza, quanto, semmai, nella separatezza della sua cornice di comprensione. Cornice entro la quale prende forma quella che Benjamin definisce "aura". Questa non è data in sorte costituzionalmente, ma avviene piuttosto una aurizzazione, problematico momento in cui si definisce cosa è arte e cosa non lo è. Il rapporto tra opera e spettatore diventa quindi un dialogo, non una autorità di uno sull'altro.

1.2. La società post-moderna
Tratti del post-moderno, inizialmente una corrente in architettura stanca dello stile razionale nelle costruzioni, sono il soggettivismo, l'irrazionalismo, l'irresponsabilità, la concezione insieme tragica e ludica del mondo, la trasgressione delle regole, la negazione dei confini e dei limiti, il rifiuto insieme dell'etica religiosa (cristiana) e di quella capitalista, l'esaltazione dell'originalità, dell'unicità e del mutamento, il giovanilismo, la sensualità, l'erotismo. In generale la società post-moderna segnerebbe il trionfo nell'intero tessuto sociale – salvo che nei sosttosistemi di produzione e controllo sociale – dei caratteri fondamentali del romanticismo.
Altro tratto fondamentale dell'arte post-moderna è l'assoggettazione dell'artista alle tecniche televisive, e molto spesso rappresentatore di contenuti mediali, poiché nella società dello spettacolo tutte le arti diventano spettacolo. Si dà quindi una visione del mondo totalmente basata sull'apparenza, tanto che Baudrillard evidenziava la scomparsa del fruitore a favore dell'utente-consumatore.
Dal momento che la società per funzionare deve essere ben strutturata, il soggetto viene abituato a condividere norme sociali istituzionalizzate, mettendo in atto meccanismo di tipizzazione e assunzione di ruolo. L'individuo riflette in sé il modello generale organizzato e lo esprime nel processo di vita sociale. La società tende quindi all'omologazione cercando di equilibrare le forze centrifughe che provengono dall'individuo e l'arte rappresenta l'aspetto creativo della società. L'artista (post)moderno è sempre un trasgressore rispetto a modelli collettivi, cosicché l'arte corrisponde a una graduale liberazione dalla dipendenza dei canoni collettivi.

1.3. La produzione
L'artista ha subito delle modificazioni sociali nella storia. L'artista fino all'Ottocento era considerato un lavoratore manuale, al massimo un artigiano. Dall'Ottocento in poi l'artista è un genio alienato, isolato, imprevedibile, indipendente e introspettivo. Vi sono naturalmente artisti tranquillamente integrati nella società, che hanno superato il bisogno di comportarsi in modo strano e originale per attirare l'attenzione su di sé o sulla propria diversità o sul proprio dissenso.

1.4. I mediatori
Esistono numerose categorie di "mediatori": un'opera trova il posto che le compete soltanto grazie ad una complessa rete di attori, strutture a altri mediatori "invisibili" (parole, rappresentazioni, discorsi, ecc.). Le istituzioni contribuiscono a determinare se l'opera andrà sul mercato nel museo.
Il museo è una espressione ottocentesca post-rivoluzionaria che ha consegnato l'arte al pubblico, con lo scopo fondamentale di conservazione ed esposizione delle opere.
Se accettiamo di trattare l'arte come società, rete di relazioni, gli "intermediari" sostituirebbero i "mediatori",  intermediari nel senso che si fanno carico della trasformazione – o traduzione – dell'arte nella sua totalità, mentre l'arte a sua volta fa esistere i suoi mediatori.

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