1-2. Introduzione – Suoni che "parlano"
La musica fa da sfondo in modo sempre più diffuso alla vita quotidiana. La musica può essere considerata un linguaggio in grado di suscitare stati emotivi. Il significato affettivo della musica non è stabile, può mutare culturalmente, non è unitario ma è personale, può cambiare nella stessa persona a seconda del contesto.
3. Da dove viene il senso?
La musica è composta da suoni e da regole culturali. I primi – categorizzabili per altezza, intensità, timbro, ecc. - sono inopinabili, mentre le seconde sono relative a gruppi che hanno una memoria di come comporre ed ascoltare la musica. Gli accordi, ad esempio, non possono essere solamente considerati in base alla fisica del suono o dal rapporto formale dei suoni che li compongono. Possiamo dunque parlare di un pensiero musicale che non è direttamente verbalizzabile e che ha come elementi in relazione l'affettività e il suono.
4. Comprensione tonale
L'ordine con cui viene composta la maggior parte della musica è quello tonale, esiste perciò anche un ordine atonale che musicisti e non reputano più freddo, profondo, dissonante e pesante. Per tonalità si intende un insieme di suoni in relazione tra loro in modo che venga a formarsi un centro di gravitazione armonica e melodica sul primo grado di una scala detta tonica. Le proprietà tonali non sono nel suono, ma tra i suoni. Tanto che è possibile riconoscere la stessa melodia anche se trasposta di tono. L'orecchio relativo implica la capacità dell'ascoltatore di riconoscere i particolari rapporti che si instaurano tra le note. L'orecchio assoluto invece permette di riconoscere ogni nota anche se non inserita in nessun contesto.
In questo contesto, cioè quello della significazione e della comprensione, c'è chi dice che il significato è solo nei rapporti e chi, al contrario, suppone una significatività del suono in quanto tale.
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