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sabato 13 dicembre 2014

Sociologia: mobilità sociale

Con mobilità sociale intendiamo un processo che porta un individuo da una classe sociale ad un’altra. Può essere orizzontale quando l’individuo cambia ruolo nello stesso livello, verticale se lo spostamento è a una classe sociale più bassa o più alta. Se lo spostamento è tra classi sociali non contigue la mobilità è a lungo raggio, altrimenti è a breve raggio. Può essere analizzata la mobilità di in un individuo confrontando con la famiglia di origine e allora si dice mobilità sociale intergenerazionale, o nel corso della propria vita, intragenerazionale. In forma aggregata si ha la mobilità assoluta che è data dal numero complessivo di individui che cambiano classe sociale. La mobilità relativa (o fluidità sociale o apertura di una società) è il grado di uguaglianza delle possibilità di mobilità dei membri delle varie classi. Più la fluidità è completa e meno la classe sociale di origine determina il proprio destino sociale. Esiste anche la mobilità collettiva riferita ad interi gruppi o classi.
Nello studio della mobilità sociale ci sono due tradizioni teoriche. La prima ha a che fare con la fluidità sociale, cioè riferita alle opportunità che persone di diverse classi sociali hanno di passare da una classe all’altra. La seconda ha a che fare con la formazione e all’azione delle classi. Alcuni sociologi ritengono che una classe diventa una formazione stabile quando i membri condividono cultura e stili di vita, così di una classe esiste una componente fluida e una permanente.
Lo studio sistematico della mobilità sociale è iniziato con Pitrim Sorokin. Il suo testo è tuttora un classico e le tesi di fondo sono ritenute ancora valide. Lo studioso ricerca attraverso una nutrita quantità di documenti la mobilità sociale di società contemporanee (anni ’20) e dell’antichità. Le ricerche odierne sono più raffinate, ma più costose in quanto è necessario indagare su campioni significativi di una popolazione. Un problema delle maggiori ricerche è che i dati sono riguardanti alla popolazione maschile. Gli assunti di fondo è che l’unità di base non sia l’individuo, ma la famiglia e la possibilità sia data solo al marito. Negli ultimi decenni il ruolo della donna è cambiato e perciò non di rado si incontrano famiglie con madri come capofamiglia.

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