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giovedì 29 gennaio 2015

Filosofia della scienza: funzioni (Wright, 1973)

Quando usiamo la parola 'funzione'?
La funzione non è né centrale né paradigmatica nei concetti teleologici, ma è comunque interessante e importante per comprendere le spiegazioni teleologiche.
L'uso di 'funzione' è anzitutto ambiguo:
1. y=f(x), la funzione matematica
2. X è una funzione dello Stato Maggiore, nel senso di cerimonia
3. Non funziona quando è a freddo (locuzione anglosassone)
4. Il cuore funziona così...
5. La funzione del cuore è pompare il sangue
6. La funzione di x è leggere meglio l'ora
7. Far entrare la luce è una funzione della finestra
8. La scatola di legno funziona come cuccia del cane (locuzione anglosassone)

3, 4 e 8 non usano il paradigma classico; 5, 6, 7 invece sì quando 'funzione' è un nome sostenuto dal verbo essere.

Distinzioni principali
Funzione vs Scopo (goal)
La direzione-ad-uno-scopo è un predicato comportamentale e quando parliamo di obiettivi parliamo intrinsecamente di comportamento. Le cose però possono avere funzioni ma non avere obiettivi. Quando un obiettivo ha una funzione questa non è lo stesso che l'obiettivo.
Una funzione vs La funzione
Funzione vs Accidente
Funzione conscia vs Funzione naturale
Se diciamo funzione conscia e funzione naturale ci riferiamo comunque a 'funzione' e lo scopo di questo articolo è di unificare il concetto di funzione.

Analisi di 'funzione'
Le analisi di cui rende conto Wright sono quelle di Canfield e di Beckner.
Per Canfield una funzione è utile [useful] al sistema s per il comportamento c.
Anche se l'apparato s ha un pulsante e questo non fa ciò per cui è stato progettato [designed] diciamo lo stesso che la funzione è ciò per cui il pulsante è stato progettato. Questo essere-progettato-per degli artefatti è un limite poiché in biologia si fa ricorso a 'funzione' ma nessuno scienziato moderno crede che l'organismo s sia stato progettato.
Per Wright questa definizione non va per le funzioni conscie, ossia se s è la coscienza e c una intenzione o un artefatto. Inoltre nella definizione logica di Canfield c'è un problema importante che non permette di distinguere tra accidente e non-accidente. Se qualcosa è utile-per può essere utile per accidente e non rappresenta perciò una funzione s. Dunque, oltre alle funzioni conscie, non rende conto nemmeno di tutte le funzioni naturali.
Per Beckner avere-la-funzione-di-x significa:
Se e solo se c'è un insieme di circostanze che contengono s e che siano sufficiente all'occorrere di f' e che sono richieste a f al fine di essere sufficienti ad f', allora si dà f' in s'.
C'è una serie di circostanze negli umani che hanno un cuore e questo cuore produce la circolazione, altrimenti non l'avrebbero.
Il modello di Beckner del 1969 è più articolato ma per Wright tale modello contiene degli elementi logici oscuri. Cosa si intende per "stesso schema concettuale" usato per definire le relazioni sistemiche e "contributi definizionali" o "descrittivi" riferiti al modo in cui individuare le parti partendo dal tutto s? Per Wright il problema più rilevante del modello di Becker è quello di non avere una chiara definizione di sistema.


Attribuzione funzionale
L'attribuzione funzionale [functional ascription] è una forma teleologica per dire che qualcosa è-al-fine-di [in order to]. Questa è strettamente parallela all'attribuzione di scopi [goal ascription], come ad esempio "il coniglio corre per fuggire dal cane" questo è al-fine-di e risponde bene alla domada "perché il coniglio corre?".
Ad esempio possiamo chiedere perché gli animali hanno il fegato e non intendiamo con questo "per cosa è buono [what is it good for]?" ma chiediamo "perché è lì?". Il fegato infatti serve per fare anche il fegato alla veneziana ma questo non è nell'animale per questa ragione e non diciamo perciò che è la sua funzione.

Eziologia delle conseguenze
Le considerazioni fin qui emerse conducono al suggerimento che l'attribuzione funzionale è in un certo senso eziologica e concerne lo sfondo del fenomeno preso in considerazione. La spiegazione funzionale non è perciò causale nel senso comune del termine ma spiega perché le cose sono dove sono. Occorre perciò una nozione di causalità estesa.
Il contrasto tra teleologia e causalità deve essere ridefinito per far emergere la causalità estesa a cui appartengono le funzioni. Dato che né Beckner né Canfield hanno dato una esplicazione che denoti in modo sufficiente la funzione per non avere distinto la funzione dall'accidente sarà il caso di partire da lì.

X è lì perché [because] fa Z
Fare Z è la ragione [reason] per cui X è lì
Quello che fa X a Z è il perché [why] X è lì
'Because', 'reason', 'why' hanno una forza eziologica e sono il kernel per una analisi adeguata delle funzioni. Il 'because' si fa beffe della distinzione ragione/causa (e motivo) e soprattutto quando diciamo "A because B" il 'because' non prevede nessi di efficacia né necessari né sufficiente.
Quando diciamo che "Z è la funzione di X" possiamo anche dire che "X fa Z". Se "X fa Z" supponiamo che senza X non ci sia Z e perciò diciamo che "X è capace [is able] di Z" sotto certe condizioni.
La necessità è perciò un criterio di demarcazione tra funzione/accidente, ma una funzione espressa come "Z because X" non ha criterio di sufficienza [159].
La distinzione funzione/causa è la differenza tra eziologia ed ha a che fare con la conseguenza causale: quando diciamo che "X fa Z" non stiamo solo dicendo che X è perché allora Z, ma diciamo che Z è la conseguenza della posizione di X.



Assimetria causa e conseguenza
Tra causa e conseguenza c'è un'assimetria difficile da spiegare (in genere si ritiene sia il tempo cronologico) e quando diciamo che: "la funzione di X è Z" intendiamo a) X è lì perché fa Z; b) Z è la conseguenza o il risultato dell'essere lì di X.
a) è la forma eziologica dell'analisi funzionale; b) distingue l'analisi funzionale dal resto.

Selezione
Questa causalità estesa influenza anche la nostra visione della "selezione", sia anche naturale, per cui diciamo "ho selezionato Z perché X" dove il perché [because] può essere inteso anche come attribuzione funzionale nel senso appena esposto. La selezione (o autoselezione nel caso di quella naturale) sarebbe una selezione delle conseguenze. Questa selezione può essere conscia oppure automatica.

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