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domenica 14 dicembre 2014

Filosofia delle scienze umane: fenomenologia: concetti fondamenti e metodo

La verità fenomenologica

L'esserzione fenomenologica è una asserzione apodittica, ossia si riferisce a verità necessarie e ovvie. Affermare il necessario e l'ovvio non aggiunge conoscenza. Piuttosto il tentativo delle f. è quello di illuminare l'ovvio e il necessario su cui fondare la possibilità del conoscere. La posizione trascendentale della f. trascende appunto la vita biologica e psicologica e viviamo la vita del pensiero da cui possiamo affermare la verità delle cose. La verità può essere di due tipi:
a) la verità di correttezza si pone come verità o falsità di una asserzione sul mondo su come stanno le cose.
b) la verità di svelamento è una forma di verità che si fonda sulla constatazione di uno stato di cose, ossia constatiamo uno stato di cose che semplicemente si dispiega.
Possiamo così dire che la verità di svelamento antecede la verità di correttezza.
Chiamiamo invece evidenza le attività soggettive che causano la verità e può essere intesa come l'apparire della verità che deriva dal mostro di essere. L'evidenza appare con l'evidenziare, per cui non si pretende che siamo destinatari della verità, ma agenti attivi che si occupano dello svelare.
L'accezione dell'evidenza come "credenza", professata dalla dottrina empirista, riduce lo svelamente ad un mero psichismo, mentre per la f. l'evidenza è un mostrarsi della cosa alla vita intellettuale che trascende lo psicologico.
L'evidenza da sola non basta, poiché può essere il mero presentarsi di apparenza o opinione e deve seguire la prova. L'evidenza porta la cosa alla luce e porre l'obiettivo su un oggetto porta gli altri nell'oscurità, per cui la vita della ragione è un'alternanza tra presenza e assenza, tra chiarezza e oscurità. Però Bergung è anche in Verbergung, nascondere è anche preservare e il nascondimento può darsi in due modi: assenza o vaghezza. La vaghezza è chiarita dalla messa a fuoco, ma non è destinata ad essere sempre in luce così l'evidenza cade nella sedimentazione e diventa una presupposizione nascosta e recede nell'oscurità. Dunque la f. si pone a recuperare l'essenza originaria, ma non si pone come distruttrice di oscurità.

Le strutture dell'analisi fenomenologica

Una analisi fenomenologica si sviluppa su tre strutture fondamentali: a) la struttura di totalità e parti; b) la struttura di identità in una molteplicità; c) la struttura di presenza e assenza.
a) Nell'analisi della struttura totalità-parti, le parti possono essere di due tipi distinti: le parti sono pezzi se possono sussistere separate dall'intero; le parti sono momenti quando non posssono sussistere separatamente dall'intero. La differenza tra pezzi e momenti è nella loro dipendenza dall'intero. Due ulteriori distinzioni sono quelle per cui le parti sono fondanti o fondate e se ciò che stiamo analizzando sia un concretum, ossia qualcosa che può esistere e presentare se stesso come individuo oppure se è abstractum, ossia che può essere separato solamente dall'analisi linguistica.
b) Nell'analisi della struttura dell'identità nella molteplicità si inizia constatando che un fatto può essere espresso in una molteplicità di modi. L'esempio è dell'osservazione di un cubo per cui da prospettive diverse ottengo immagini differenti, ma nonostante la molteplicità delle prospettive il cubo rimane tale e quale identico a sé. Se ne deduce che l'identità è all'interno delle espressioni ma le trascende, la totalità delle apparenze non conduce ad una identità.
c) Nell'analisi della struttura presenza-assenza riconosciamo il correlativo noetico delle intenzioni piene ed intenzioni vuote. Una intenzione vuota è semplicemente una intenzione che si rivolge a qualcosa che non è qui, che è assente, viceversa l'intenzione piena si rivolge a qualcosa che mostra la sua presenza corporea. Questa analisi iniziata dalla tradizione fenomenologica ci conduce alla presa di coscienza che possiamo percepire l'assente e questo assente può manifestarsi in modi diversi. L'assente può essere lontano nello spazio o nel tempo, può essere nascosto o segreto, può essere incomprensibile.

Intuizione eidetica (Wesenschau)

Diciamo così che l'attività noetica succede in tre atti, in cui il primo è I) l'intenzione piena o vuota, II) la seconda è un atto di riconoscimento e il III) terzo di identificazione, atto per cui l'identità dell'oggetto ci è data trascendendo le intenzioni piene o vuote in quanto l'identità come si è detto è diversa dalla totalità delle apparenze. Una apparenza è detta profilo (come può essere una certa prospettiva di un cubo) e il riconoscimento dell'identità è detta intuizione eidetica (in cui l'identità si dà). Il percorso che porta dai profili all'intuizione è detto riempimento e può essere graduale o cumulativo, oppure additivo.
Nel caso di riempimento graduale o cumulativo siamo esposti a profili che si rimandano l'un altro. Ad esempio può essermi mostrato il nome di una persona, poi venirmi fatto uno schizzo, poi mostrata una foto e infine mostrato un busto. Ogni tappa intermedia che conduce all'intuizione è qualitativamente diversa ma condurrebbe ad una evidenza finale che non rimanda a nient'altro.
Nel caso di riempimento additivo mi espongo a profili differenti dello stesso oggetto fino a che non ne intuisco l'identità.

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