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domenica 21 dicembre 2014

Psicologia politica: la comunicazione politica

L'attenzione verso il discorso politico è nel contesto degli studi psicologici rivolto verso la produzione discorsiva, intesa come espressione di un parlante che è mosso da motivazioni e scopi e che, nel momento stesso in cui utilizza il linguaggio, presuppone sempre la presenza di un altro, anche se non fisicamente presente. Il discorso non viene inteso qui come l'essenza del parlante, né come una finestra aperta sulla mente, bensì come una intenzione comunicativa realizzata nel contesto particolare dell'interazione che il parlante ha con il destinatario.
In questo modo abbiamo due funzioni principali tra loro interdipendenti:
1. Funzione proposizionale: informare dei fatti esterni elaborati dal pensiero in proposizioni come formato per la comunicazione.
2. Funzione relazionale: costruire e mantenere il rapporto con gli altri.
In campo relazionale 1) il politico si affaccia al maggior numero di persone per persuaderle della validità della propria posizione e del proprio programma. Il fine generale è ottenere, il consenso, l'appoggio dei cittadini e spingerli all'azione nelle varie forme in cui ha necessità (voto, partecipazione, ecc.). 2) il politico rappresenta un gruppo e parla in nome degli obiettivi e in difesa del gruppo. 3) il politico si contrappone a gruppi concorrenti per il solo fatto di avere una posizione.

Quando si parla di discorso politico occorre tenere presente che il politico è sottoposto a condizioni e regole presenti nel contesto di produzione del discorso.
1) discorso mediatizzato, nel senso che passa attraverso i media e la relazione è quindi mediata. Questo tipo di comunicazione, non essendo vis a vis, non permette la negoziazione del significato o il raggiungimento di un accordo.
2) discorso pubblico, nel senso che è inteso per essere ricevuto da un pubblico e quindi c'è una serie di argomentazioni che possono essere poste e altre no e c'è un modo per argomentare.
3) discorso conversazione: il monologo pubblico, prevalente dagli anni 50 agli 80, non è più considerato appropriato nella scena occidentale. Si è andato affermando un processo di conversazionalizzazione tipico dei media e ha portato ad una pseudodemocraticizzazione del discorso politico. Essendo la radio e la tv un elettrodomestico si trova in ambiente domestico e tali media hanno raggiunto la maggior efficacia mimando la conversazione tipica dell'ambiente domestico.
4) discorso regolato: nonostante la convesazionalizzazione restano vive alcune forme del discorso istituzionale: i turni e i ruoli del discorso sono già assegnati a priori.

I media non incoraggiano un ragionamento sistematico e approfondito sui temi politici, le caratteristiche del discorso politico sono: a) semplificazione , la rappresentazione televisiva delle vicende politiche è vincolata ad un breve periodo con turni prefissati, vengono lasciati nell'ombra i retroscena, i rapporti di potere e le relazioni economiche in gioco, ma viene data molta importanza sui protagonisti [Bennet 1983]. b) frammentazione: le vicende sono rappresentate come storie separate le une dalle altre e le interconnessioni oscurate. Uso di sound bite, frasi ad effetto simili agli slogan per esporre le posizioni dei leader politici sui vari problemi. c) personalizzazione: la politica viene rappresentata come relazione dei protagonisti umani tanto che il protagonista incarna il partito o l'ideologia. d) drammaticità: vengono spettacolarizzati gli aspetti più drammatici e conflittuali tra i protagonisti, mettendo in ombra gli aspetti sociopolitici. e) negatività: tendenza a diffondere informazioni negative sui leader politici, dando spazio ad errori, scandali, gaffes privilegiando l'immagine morale che avrebbe dovuto esporre.


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