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sabato 20 dicembre 2014

Psicologia sociale: timidezza implicita e "implicit association test"

Autori: Asendorpf (2002)
Ipotesi: due livelli di timidezza, uno manifesto e l'altro implicito
Metodo: Implicit association test (IAT) [Greewald, McGhee e Schwarz 1998]
Esperimento:
1) un campione di 139 studenti universitari eterosessuali, nessuno dei quali studiava psicologia, veniva condotto in un laboratorio arredato come un salotto. Era già presente una persona di sesso opposto molto attraente che fingeva di essere un altro partecipante, ma che in realtà era un collaboratore. Venivano informati che avrebbero preso parte ad una ricerca sulle modalità con cui percepiamo noi stessi e veniamo percepiti dagli altri; avrebbero avuto 5 minuti per fare conoscenza e poi avrebbero compilato un questionario di personalità per giudicare sé e l'altro. Per aumentare l'impatto emotivo venivano informati che l'interazione veniva registrata. Durante tutta l'interazione il collaboratore si comportava in modo amichevole e riservata verso il partecipante.
2) veniva somministrato il compito IAT per verificare l'associazione spontanea tra sé e timidezza
3) veniva somministrato un questionario di autovalutazione costituito da un differenziale semantico.
Risultati: Un giudice esperto valutava una serie di indicatori di timidezza durante l'interazione a) eloquio, b) movimenti corporei illustratori, c) adattatori facciali, d) adattatori corporei, e) tensione nella postura. Venivano aggregati gli adattatori e la tensione nella postura per ottenere l'indice di timidezza, l'eloquio e i movimenti illustratori per quello di assenza di timidezza. È stato poi calcolato un indice di timidezza basandosi sui tratti bipolari. Veniva calcolato l'indice IAT.
È emerso che i comportamenti spontanei e quelli controllati erano correlati significativamente tra loro ma con indice basso (.18), mentre la correalzione tra autovalutzione esplicita e IAT era relativamente elevata (.44). Significa che ciò che esprimevano consciamente i partecipanti riguardo la loro timidezza rispecchiava parzialmente ciò che manifestavano nei comportamenti spontanei. Emerge che esiste una dissociazione tra livello implicito ed esplicito.
Discussione: lo IAT si è dimostrato in un'altra prova a prova di motivazione di autopresentazione. Però le persone sono in grado di distorcere i punteggi dello IAT se conoscono il funzionamento dello strumento. Infine non è chiaro quali siano i processi cognitivi che questo strumento basa il suo funzionamento e sull'esatta natura delle associazioni cogntive portate alla luce.
Metodologia: o IAT consiste in una sequenza di prove di categorizzazione al computer. Vengono presentati a monitor 4 categorie d'interesse: il contetto di interesse (Sé), il suo opposto (altri), e le due polarità delle dimensioni di tratto (timidezza e assenza di timidezza). Il partecipante deve premere alla tastiera su un pulsante che rappresenta una categoria, quindi in totale due tasti. Vengono proposti due blocchi di prove critiche che si annullano a vicenda. Il compito consiste nel premere su consegna il pulsante in base allo stimolo e nei due blocchi questa associazione è invertita (blocco 1: Sé-timidezza, altri-non timidezza; blocco 2: Sé-non timidezza, altri-timidezza). I blocchi critici sono preceduti da altri blocchi per far apprendere al partecipante la modalità di risposta.
Per ottenere il punteggio implicito vengono calcolati gli errori nell'uno e nell'altro compito, blocco compatibile e blocco incompatibile.

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