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lunedì 23 agosto 2010

Psicologia della comunicazione: le relazioni profonde

Le relazioni profonde possono essere affettivamente cariche o affettivamente neutre. Secondo Parsons i rapporti possono essere espressivi quando è in gioco l’affettività o viceversa strumentali. Esistono relazioni profonde strumentali perché occorre integrare nel rapporto anche una funzione cognitiva oltre a quella affettivo-esistenziale. L’amicizia è una fonte di benessere in quanto gli amici si prendono cura la reciproca felicità in vari modi, dai consigli a servizi.
 L’amicizia esclude l’interesse. Le amicizie vengono meno quando gli interessi comuni vengono a mancare in quanto l’amicizia è meno auto-referenziale dell’amore. Simmel spiega che l’amicizia è alla base della socialità ed è universale.
Nelle relazioni profonde di lavoro spesso si viene a formare l’amicalità in veste di bisogno affettivo o semplicemente legato alla conpresenza nell’ambiente lavorativo. Comunque le relazioni sul posto di lavoro possono essere: 1) l’amico personale, conosciuto al lavoro diventa amico anche fuori; 2) l’amico di lavoro, conosciuto al lavoro e circoscritto al lavoro; 3) collega simpatico, rapporti cordiali confinati al lavoro; 4) collega antipatico, non ci piace ed entriamo in conflitto.
L’amore è, tecnicamente, una relazione profonda dal carattere sessuale. Ma anche l’amore è tra genitori e figli come ha dimostrato l’etologia. Quindi possiamo distinguere tra amore appassionato e amore solidale. Secondo la teoria triangolare di Sternberg nell’amore solidale occorre dividere intimità e dedizione, ma le possibili combinazioni sono sette, con vertice anche la passione. Ogni individuo ha uno o più stili amorosi, Henrick ne individua sei: 1) Eros, incentrato sul sesso; 2) Ludus, incentrato sui ruoli; 3) Storge, amore come sviluppo dell’amicizia; 4) Pragma, amore realistico; 5) Mania, amore come ossessione; 6) Agape, amore come altruismo, come fatto spirituale. Lo stile amoroso dipende da fattori culturali come dallo stile di attaccamento infantile.
Le caratteristiche delle relazioni profonde sono: 1) consapevolezza degli interessati; 2) coscienza di relazione; 3) interdipendenza cognitiva. Quest’ultima è la caratteristica dei partner che creano una propria visione del mondo e di sé condivisa. 4) modalità di scambio. Per le teorie dello scambio sociale ogni relazione ha una parte di convenienza, cioè esiste almeno una parità tra costi e benefici. L’equità determina il successo di una relazione. Chi ha investito molto in una relazione iniqua tende a fare bilanci ponderati in ragione dell’investimento, cioè tende a non lasciare il partner per le risorse che ha già investito su di lui. Le relazioni profonde, a differenza di quelle superficiali che si basano su relazioni di scambio, si basano su relazioni di comunione e quindi la contabilità di comunione prevede la generosità e la solidarietà in caso sottoremunerazioni.  5) Affinità e complementarietà  6) Evoluzione dialettica. Le relazioni profonde si strutturano nel tempo attraverso la sintesi dei partner e le loro contraddizioni in ragione di penetrazione sociale/privacy, dipendenza/autonomia, stabilità/cambiamento, indulgenza/rigore. Quando nasce una tensione dialettica i partner devono ridefinire il loro rapporto tramite la dialettica.
Ad una relazione profonda ci si arriva per gradi. Dopo il contatto sociale e la prima attrazione i partner entrano in una fase di invischiamento e ognuno di loro fa progetti futuri riguardo alla relazione. Segue una fase di esplorazione della reciprocità, per constatare cosa può fare un partner in favore dell’altro, di seguito entra la fase della reciprocità.
Tipico delle relazioni profonde è l’incontrare delle difficoltà nel mantenersi profonde. Una comune causa esterna è un cambiamento di vita che non transigono le dialettiche strutturali ed è necessario ridefinire nuove soluzioni. Altre volte la minaccia arriva da una prospettiva di relazione alternativa o il conflitto di relazioni. Non solo la vista di un nuovo partner, ma anche parenti e amici del partner possono provocare la rottura. Per difendersi dall’esterno i partner adottano delle norme di chiusura, cioè regole che limitano la socialità e creano una gerarchia di priorità. Le minacce interne vengono prodotte dalle dialettiche strutturali quando non producono la sintesi, ma inaspriscono il conflitto. Il prodotto di una dialettica può essere rigido o fluido. La soluzione che non giunge porta ad una alternativa competizione/collusione. È una fase del rapporto che genera sofferenza, la competizione potrebbe portare alla rottura e la collusione a l’incoerenza verso se stessi facendo finta di niente e fingendo di avere un accordo. Si esce dai vicoli ciechi attraverso lo script riverberazione che è uno schema comunicativo che ricorda il classico argomento all’uomo, cioè partendo dalle conclusione della parte in causa senza intenti persuasivi, ma con l’intenzione di far notare come il punto di vista porti a conseguenze sgradevoli. L’idea di fondo è di anteporre la relazione all’agognata interdipendenza cognitiva finora sviluppata.

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