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domenica 14 dicembre 2014

Filosofia delle scienze umane: l'organismo di Heidegger

Capacità: essere-al-servizio e istinto [§ 54-55]

Emerge una differenza fondamentale tra l'essere-pronto-per e l'essere-capace-di. Occorre chiarire la connessione con l'essere-capace-di ed il vedere, il fiutare, il digerire, ecc. e gli organi appartenenti a tali funzioni nel loro appartenere-a. Questo appartenere-a è peculiare dell'organismo e lo differenzia fondamentalmente dalla macchina. L'organismo stesso si fabbrica gli organi e si autoproduce in generale, mentre la macchina necessita di un costruttore e qualcuno che la faccia funzionare. L'autoproduzione, l'autodirezione e l'autorinnovamento possono portare a supporre un agente vitale, una forza, un'entelechia che causi tutto ciò (vitalismo) però sarebbe un annullare il problema e rinviare la vita ad un altro fattore operante [287].
Autoproduzione [autopoiesi], autodirezione e autorinnovamento (ipseità) possono chiarire la connessione essenziale tra la capacità dell'organismo e gli organi. Il primo esempio di Heidegger verte sulla categoria degli animali procariotici unicellulari (animali inferiori) in cui gli organi vengono distrutti a seconda delle necessità. Nel protoplasma si può notare "una bolla intorno ad ogni boccone, che diventa prima bocca, poi stomaco, poi intestino e infine ano". Qui è più chiaro che altrove che la capacità di mangiare e digerire antecedono i relativi organi [288].
Potrebbe sembrare che questi organi effimeri siano mezzi, poiché fabbricati, e strumenti, perché servono a digerire. La differenza tra l'intestino e il martello, ad esempio, sta nella loro peculiare relazione con l'organismo. Un martello può essere distrutto in qualsiasi momento, mentre l'intestino perdura per il processo della digestione ed è legato al processo vitale dell'animale. Negli animali superiori si è portati a scorporare un organo, che è sussistente, e definirlo come strumento però l'organo propriamente detto è nella maniera d'essere che chiamiamo vita [290].
Diciamo con ciò che la capacità prende l'organo al suo servizio, e questo essere-al-servizio è un tratto fondamentale dell'essenza dell'organo in connessione alla capacità. Essere-al-servizio e utilità non sono la stessa cosa. La capacità rende possibile questo essere-al-servizio e la capacità è essa stessa servizio. L'intestino serve alla digestione, non è utile per la digestione.
Il martello è pronto a martellare, ma l'essere-martello non è una sollecitazione a martellare. Può essere pronto in qualche luogo al di fuori di un possibile martellare. L'occhio invece appartiene alla capacità di vedere, serve a vedere e può farlo perché la capacità in sé è al servizio.
La capacità è un ricorrere e percorrere a se stessa nel proprio di-che [291]. Lo strumento pronto sottostà ad una prescrizione desunta dal progetto del mezzo. Ciò che è capace è, al contrario, portatore di regole e regolatore. Ciò che è capace si spinge in avanti nel suo essere-capace-di; il di-che della capacità spinge ciò che e capace in avanti. Laddove c'è capacità c'è anche istinto. La regolazione non regola a posteriori il che-cosa compiuto dalla capacità, ma in fieri ordina la sequenza di stimoli.
In tutto ciò non deve essere visto qualcosa di psichico o finalistico [295]. In virtù del suo carattere istintuale la capacità è al-servizio e non utile-a. Un istinto non è qualcosa di sussistente ma in-cammino-verso, e nello spingere-avanti-verso si sottomette. L'istinto è in sé servizio e al-servizio.
Ciò che viene posto al servizio può essere messo in relazione a sé o abbandonato, al contrario ciò che utile può essere approntato o distrutto. Utilità ed essere-al-servizio divergono essenzialmente. L'organo, che fa sorgere la capacità in quanto tale, se abbandonato dal servizio atrofizza.
La prestazione dell'organo può essere interrogata solamente a partire dalla capacità che è al servizio. La capacità di vedere dell'occhio dell'ape non deve essere indagata a partire dall'occhio, è l'occhio e la sua prestazione che vanno indagati a partire dalla capacità di vedere dell'ape. Heidegger poi spiega che è stato fotografata una scena direttamente dalla retina di una lucciola, però questa fotografia non dice nulla su cosa veda la lucciola. Cosa e come vede la lucciola è impensabile fintantoché non sia stato determinato l'ambiente [Umwelt] della lucciola in quanto tale e in generale cosa si intenda con ambiente per l'animale.

Organismo: peculiarità e abilità [§ 56-57]

Finora è stato aggirato il problema centrale, quello dell'organismo. Ma a questo punto dall'organo – l'essere-al-servizio-di – siamo passati alla capacità e dalla capacità – che è in essenza servizio – dovremmo concludere con il proprietario del servizio che altro non è che l'organismo. La capacità di vedere (il servizio) dell'occhio (l'essere-al-servizio) dell'ape (l'organismo).  Dell'organismo è stata già detta la sua originaria ipseità in confronto alla macchina. Tale ipseità non deve essere confusa con "io", riflessione, egoità o autocoscienza. L'ipseità dell'organismo e dell'animale è peculiarità, l'esser-si-proprio [299].
Un animale non coincide con un'unica capacità e di conseguenza il singolo organo non può venir preso isolatamente in riferimento all'organismo. L'animale è il modo specifico di questa unità nella pluralità. Le capacità dell'animale possono essere desunte solamente dall'esser-capace-di dell'animale. L'organo non è corredato di capacità, bensì sono le capacità che si creano gli organi. Ad essere capace di vedere non è la singola capacità, ma l'organismo. Dunque questo organismo ha delle capacità? Per niente. Non è organismo e fornito di organi. L'organismo è organizzato ciò significa che l'animale è abile. Essere-organizzato significa essere-abile. L'essere dell'animale è potere, cioè poter-articolarsi in capacità, vale a dire nei modi del restare se stesso istintuale e dedito al servizio. Questo essere-abile che si articola in capacità che creano organi, caratterizza l'organismo in quanto tale [301].
La peculiarità, l'esser-si-proprio, è anche tattenersi-presso-se-stesso. La peculiarità è la condizione di possibilità fondamentale dell'abilità di avere delle capacità. Organismo perciò non indica un ente particolare ma un modo fondamentale di essere. Diciamo di questo modo, l'organismo, in breve, peculiarità abile che crea organi.
Per evitare di finire nel vitalismo Heidegger dice che ciò che non è capace non è neppure morto. Soltanto ciò che è capace ed è ancora capace vive, sennò muore. L'esser-capace fa parte dell'esser-reale dell'animale, dell'essenza della vita.

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