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domenica 14 dicembre 2014

Psicologia dell'orientamento: le teorie

Teorie dell'addattamento persona-ambiente

Teorie che sostengono che gli individui sono caratterizzati da specifi valori, interessi, tratti e abilità e che queste devono combinarsi con le caratteristiche degli ambienti che si trovano a frequentare.

La prima chiarisce a che tipo di lavoro l'individuo può aspirare, mentre la seconda è adatta a capire se un determinato posto di lavoro sia adatto all'individuo.

Teoria RIASEC (Holland, 1950)

La teoria di Holland prevede che gli individui appartengano ad uno o più dei sei tipi di identità professionale RIASEC: Realistico, Investigatico, Artistico, Sociale, Intraprendente e Convenzionale.

Gli indici che permettono di caratterizzare la relazione persona-ambiente RIASEC sono:
1) congruenza, misura dell'adattamento tra ambiente lavorativo e individuo;
2) coerenza, indice di concordanza tra le preferenze dell'individuo e gli interessi che nutre;
3) differenziazione, una stima degli interessi che si ottiene sottraendo il punteggio più basso da quello più alto di ogni tipo RIASEC;
4) identità, un indice del grado di chiarezza degli scopi e degli interessi di una persona.

Teoria dell'adattamento lavorativo (Dawis, Lofquist, 1984)

La TWA si focalizza su quanto l'ambiente e l'individuo siano corrispettivamente soddisfatti.
a) satisfacion, livello di appagamento sperimentato dal lavoratore:
b) satisfactoriness, la stima della produttività e efficienza di lavoratore in relazione alle richieste dell'ambiente.

lavoratore → ambiente => satisfaction
ambiente  → lavoratore => satisfactoriness

L'adattamento lavorativo è un processo mediante il quale la persona cerca di raggiungere e mantenere la corrispondenza con il suo amviente.

Teorie evolutive

Le teorie evolutive si basano su un costrutto di sviluppo professionale di tipo stadiale.
Durante lo sviluppo professionale si sperimentano cinque stadi diversi per compiti da svolgere e ruoli da ricoprire.
Per Super gli stadi sono 5:
1) crescita o infanzia (0-14)
transizioni scolastiche
2) esplorazione o adolescenza (15-25)
transizioni scolastiche o scuola-lavoro
3) stabilizzazione o prima maturità (25-44)
realizzazione professionale
4) mantenimento o media maturità (45-65)
mantiene le competenze acquisite
5) declino o vecchiaia
progressivo ritiro

Le transizioni possono essere verticali, se vi è un miglioramento o un peggioramento, oppure orizzontali, se sono di ri-qualificazione.
L'orientamento, per le teorie evolutive, dovrebbe favorire all'individuo l'analisi dei compiti, a sostenere e favorire l'esplorazione durante le transizione.

Teorie centrate sulla scelta e sullo sviluppo professionale (Learning based theory)

Non prevedono stadi di sviluppo e non si basano sulla relazione persona-ambiente e sono dei costruti basati sulla teoria socio-cognitiva e sulla teoria dell'elaborazione delle informazioni.

La prospettiva socio-cognitiva

In questo orientamento di ricerca si ritiene che gli individui siano prodotti e produttori del loro ambiente.
Importante è il costrutto dell'autoefficacia (Bandura, 1986) ovvero la credenza di aver le capacità necesarie per eseguire una performance.

La Human Information Processing
Peterson (1996) rivisita la teoria dell'elaborazione umana dell'informazione per ottenere indicazione su quali processi cognitivi sono coinvolti nella scelta. Punta all'incremento delle strategie di coping.

Teorie della costruzione della carriera (Savickas, 2005)

Si basa sulla teoria dei costrutti personali kellyniana e viene data importanza alla modalità con cui danno significato all'ambiente lavorativo.


La decisione scolastico-professionale


Nelle società occidentali gli individui sono responsabili della loro carriera e della loro formazione. Negli ultimi decenni sempre più spesso sono chiamati in causa per modificare la loro vita per andare incontro alla richiesta di flessibilità del mondo produttivo. Per cui sin dall'adolescenza gli individui vengono a contatto con la decisione.

Nel costrutto della decisione vi sono 3 stati:
decisione, indecisione, "assenza di decisionalità" Osipow (1999).
L'indecisione è uno stato temporaneo in cui l'individuo davanti ad una scelta difficile prova tensione ed ansia.
L'assenza di decisionalità invece, secondo Osipow, è più un tratto di personalità associati a bassi livelli di dominanza, introversione, bassi livelli di coscienziosità e difficoltà ad aderire alle norme sociali.

Tipologie di decisori

Come accennato la decisionalità si pone su un continuum e agli estremi ci sono casi estremi di completamente indecisi e completamente decisi.

Nello studio di Lucas e Epperson (1999) sono emersi 3 tipologie di indecisi:
1) alti livelli di ansia, scarsa autostima, locus of control esterno
2) bassi livelli di ansia, elevata autostima, locus of control interno, scarsamente informati
3) poco centrati sul compito e maggiormente nelle relazioni sociali e le attività del tempo libero

Nello studio di Wanberg, Muchinsky (1992) vengono presentate tre tipologie di decisori:
1) Decisi sicuri: alti pungeggi di decisionalità, buone conoscenze sé e realtà scolastico-professionale, chiara identità professionale, locus of control interno, buona autostima.
2) Decisi Preoccupati: alti punteggi di decisionalità, conoscenze di sé e realtà scolastico-professionale medie, bassa autostima.
3) Indecisi: bassi punteggi di decisionalità, poca chiarezza su di sé e realtà scolastico-professionale, valori di autostima e locus of control nella media.

Peterson, 1997 mette in rilievo tre stati decisionali:
1) Presenza di decisione: decisi attenti alla conferma, decisi con difficoltà nell'implementazione, decisi nel tentativi di evitare conflitti.
2) Assenza di decisione: non decisi e posticipanti, non decisi per anomali processi di sviluppo, non decisi multipotenziali.
3) Presenza di indecisione: scarse conoscenze sé e realtà scolastico-professionale, approcci disadattivi di problem solving professionale, alti livelli di ansia, difficoltà nei processi esecutivi, problemi di attenzione, self-talk negativo e ragionamenti confusi, senso di inadeguatezza nei confronti dei problemi e della scelta.

Il problema del problem sovling professionale

A questo proposito Peterson elabora un modello piramidale che spiega quali sono i domini coinvolti nella scelta professionale.

Metacognizioni <- Dominio dei processi esecutivi
Abilità di elaborazione delle informazioni <- Dominio della abilità di decision-making
Conoscenza di Sé | Conoscenza della realtà scolastico professionale <- Dominio della conoscenza

Il problema professionale per Peterson è una discrepanza tra uno stato di decisione sperimentato e uno di decisione desiderato e dà sensazioni sgradevoli, ansia, depressione, stress.

Procedure di assessment

Occorre determinare il grado di decisione e se vi è indecisione capire se è situazionale o di tratto.

Le credenze di efficacia

Bandura propone definizioni del costrutto di autoefficacia dal 1977 al 1990.
L'ultima definiziona data è "Credenza nelle proprie capacità di aumentare i livelli di motivazione, di attivare risorse cognitive e di eseguire le azioni di cotrollo necessarie per l'esecuzione di un compito".
Le credenze di efficacia sono determinanti prossimali (attivazione contingente) e influenzano i processi cognitivi ed emotivi. Alle credenze di efficacia si associano immagini di successo futuri influenzando le emozioni e la probabilità effettiva di successo. E' anche associata all'autoregolazione dei pensieri intrusivi.
Le credenze di efficacia stabiliscono gli obiettivi da seguire, la quantità di persistenza che può essere profusa nel raggiungimento.

Le fonti di autoefficaccia sono:

la propria esperienza          determinante distale
l'esperienza vicariante         determinante distale
la capacità immaginativa     determinante prossimale
la persuasione verbale        determinante prossimale
gli stati fisiologici                determinante prossimale
gli stati emozionali              determinante prossimale
controllo percepito            determinante prossimale

Le strategie decisionali

La decision-making è una fase del problem-solving.
Nell'ottica della mente come un sistema a risorse limitate, l'individuo per ridurre i costi cognitivi, spesso, utilizza scorciatoie di pensiero che producono strategie semplici al fine di raggiungere una scelta "sufficientemente buona".
Payne, 1990 definisce una strategia decisionale "una sequenza di operazioni che sulla base del compito che deve affrontare utilizza la strategia di ricerca al fine di trasformare uno stato di conoscenza in uno stato finale, che permette al decision-maker di considerare il problema come risolto".

Le strategie decisionali possono essere divise in strategie compensatorie e strategie non-compensatorie e vengono utlizzate a seconda dell'importanza della scelta.

Le strategie compensatorie

Strategie di tipo normativo utilizzate se le opzioni hanno attributi simili e in presenza di effetto di dominanza asimmetrica (Biggs, 1985).

- Il soggetto analizza gli aspetti positivi e negativi di ogni opzione, procede con analisi basate sulle alternative e si deve gestire il conflitto.
- La quantità di informazioni è simile per tutte le alternative e si esaminano tutte le informazioni rilevanti.
- Il soggetto si forma un'idea globale di ogni opzione e si sceglie l'opzione più vantaggiosa.

Il modello dell'Utilità attesa (Edwars, 1954)
Si individuano nelle opzioni attributi rilevanti comuni (reddito, interesse, etc..) che sono significativi per il decisore.
Ogni attributo ha un peso in relazione alla propria utilità e di qusto di calcola un grado di previsione che è la probabilità che questo si verifichi. Determinati utilità e grado di previsione di ogni parametro l'utilità globale attesa è la sommatoria per ogni opzione dell'utilità per il grado di previsione.

Le strategie non-compensatorie

Strategie di tipo descrittivo utilizzate quando il numero di opzioni e attributi è elevato, sovraccaricamento, (più di 12).

- Il soggetto elimina le opzioni con valori inadeguati e procede con analisi basate sugli attributi e non deve gestire il conflitto,
- Si elaborano informazioni ritenute importanti e si ignorano informazioni potenzialmente rilevanti.
- Il soggetto si forma idee 'incomplete' di ogni opzione e procede per selezioni.

Il modello a Eliminazione sequenziale (Tversky, 1972)

Si determinano gli attributi rilevanti per ogni opzione. Se l'opzione non le presenta allora viene eliminata.
Non tutte le opzioni si presentano in maniera dicotomica, alcune hanno una soglia su determinati valori.
Alla fine del processo se permangono più opzioni verranno confrontate come prevede il modello dell'utilità attesa.

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