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domenica 21 dicembre 2014

Psicologia politica: la comunicazione politica

Sembra che il dibattito politico comunque non sia influente ad indirizzare il voto dei cittadini, più che altro svolge un ruolo di conferma. L'effetto conferma è tanto più pericoloso tanto più le circostanze in cui si svolgono le elezioni sono percepite come normali. Il fatto è che non elaborando criticamente la posizione del candidato si rischia di abbassare la guardia e il cittadino passivo accetta per buono quello che pensava fosse coerente con ciò che già pensava.

Salvare la faccia è un obiettivo principale di qualsiasi relazione, ma per il leader politico ne è alle prese costantemente. I politici usano grandi risorse per il face management [Bull 2008]. Nelle interviste e nei dibattiti televisivi l'attività di face management è molto complicata dal fatto che il conduttore forza le relazioni e i tempi delle conversazioni. Esistono delle tipologie di domande che mettono in crisi la faccia e sono: a) minaccia alla faccia politica personale; b) minaccia alla faccia del partito; c) minaccia alla faccia di altri significativi. In queste occasioni il politico può rispondere con una comunicazione equivoca (equivocation), ciò dando risposte ambigue, indirette, contraddittorie, tangenziali, oscure o evasive. Può ignorare la domanda, rispondere con un'altra domanda, attaccare la domanda o l'intervistatore, ecc.
Non sempre però è possibile ricorrere alla comunicazione equivoca e in questo caso si possono cercare circostanze attenuanti del passato o del presente o usare la tecnica della diffusione di responsabilità. Si può minimizzare attraverso una propria versione dei fatti, come presentare ciò che è accaduto come socialmente accettato, cioè normalizzando.

Le critiche e gli attacchi dovrebbero servire ad attirare l'attenzione degli elettori e come già detto l'effetto negatività è molto potente in quanto le informazioni minacciose sono esistenzialmente interessanti. La critica o l'attacco non dovrebbe essere ad personam o stridente o troppo dispregiativo perché si incorre nel rischio dell'effetto boomerang (flashback effect), facendo sì che l'uditorio si formi una cattiva opinione dell'attaccante più che dell'attaccato.
Pare che gli attacchi alla moralità siano più efficaci che gli attacchi alla leadership [Catellani e Bertolotti 2011], un effetto di questo tipo si è riscontrato solamente nel caso di un attacco indiretto.
Anche nel caso della difesa possiamo notare delle distorsioni come applicazione di un doppio standard a) si esprimono incertezze a proposito della verità delle accuse; b) si riduce l'importanza dello scandalo; c) si attribuisce lo scandalo ad una macchinazione dell'avversario politico.

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