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sabato 13 dicembre 2014

Sociologia: forme elementari di interazione

Dei gruppi è possibile rilevare delle proprietà formali, ovvero i caratteri essenziali della loro composizione non tenendo conto del contenuto. Così una triade economica sarà formalmente identica ad una triade familiare. Tuttavia una descrizione formale del gruppo non riuscirà a spiegare le relazioni economiche, né familiari.
Il primo concetto fondamentale di sociologia è l’azione sociale. Con questa etichetta vengono raccolti tutti quei comportamenti con il fine di agire intenzionato di un agente o agenti nei confronti di altri. La tassonomia weberiana delle azioni sociali è: a) azioni razionali rispetto allo scopo, valutazione del rapporto tra mezzi e fini; b) azioni razionali rispetto al valore, comandato dal dovere senza domande sulle conseguenze; c) azioni determinate affettivamente, hanno funzione in se stesse senza riferimento alle conseguenze; d) azioni tradizionali, abitudini che si ripetono senza domande sul loro fine o valore. La divisione proposta da Weber non permette di comprendere il comportamento delle persone, nemmeno ogni comportamento può essere incluso in uno e uno solo degli insiemi, però permette di impostare i problemi di analisi. Il secondo concetto sociologico è la definizione della situazione. Se non si conosce la situazione e il senso delle azioni sociali degli attori non si comprende l’azione sociale. Il teorema di Thomas recita: una situazione ritenuta dagli attori reali, diventa reale nelle sue conseguenze. La conseguenza del teorema di Thomas trova nelle profezie che si autoadempiono di Merton la logica conseguenza.
Due o più individui che orientano reciprocamente le proprie azioni stabiliscono una relazione sociale. Questa può essere superficiale o profonda, cooperativa o conflittuale. Una interazione sociale è il processo per il quale due o più attori instaurano una relazione sociale.
Merton definisce gruppo sociale qualsiasi insieme di persone che tra loro scambiano interazioni sociali con continuità secondo schemi relativamente stabili. Si definiscono membri del gruppo e sono definiti come tali da altri. È importante aggiungere che le relazioni devono essere per la maggior parte cooperative, se solo conflittuali non si dà adito ad un gruppo. Categoria sociale (giovani, immigrati, etc.) e classi sociali (borghesi, proletari, etc.) non sono gruppi sociali.
I caratteri dei gruppi cambiano a seconda delle loro dimensioni. Con l’ingrandirsi del gruppo cambiano i tipi di interazione. In piccoli gruppi è prevalente l’interazione diretta, mentre nei grandi l’indiretta. Si tratta di modalità comunicative, la prima faccia a faccia, la seconda tramite altri mezzi formali. Un gruppo composto da due persone è detto diade. È un gruppo dalle caratteristiche uniche, ovvero se un membro decide di non farne parte cessa immediatamente di esistere il gruppo. Non ci si può nascondere dietro al gruppo per le proprie inadempienze e vi è una forte salienza affettiva e psicologica. Una triade, un gruppo di tre, ha proprietà diverse. Nella configurazione detta del mediatore, un terzo permette di sanare una situazione di relazione conflittuale tra i due. Nel tertius gaudens, il terzo approfitta di una disputa per trarne dei vantaggi (divide et impera). Nei piccoli gruppi, superiori ai tre componenti, si è scoperto che il numero pari comporta un maggior tasso di disaccordo. In numero dispari è possibile nei piccoli gruppi ottenere una maggioranza e piccoli sottogruppi senza isolare il membro di minoranza.
Un carattere importante del gruppo è il suo grado di completezza. Si riferisce al rapporto tra i membri del gruppo che fanno effettivamente parte del gruppo e quelli che hanno i requisiti potenziali per farne parte. Un grado crescente di completezza tende ad aumentare la capacità di influenza sociale del gruppo. Merton ha proposto delle tipologie di non-membri, per quanto sia rischioso descrivere categorie al negativo, sulle dimensioni di requisiti di appartenenza e atteggiamento verso il gruppo e che il gruppo ha verso di loro. Per i a) candidati all’appartenenza, il gruppo, detto gruppo di riferimento, ha regole e fini che possono accettare. Per 2) l’uomo marginale, il gruppo è un gruppo di riferimento, ma non può farne parte. I 3) membri potenziali, sono quelli i quali il gruppo dovrebbe muovere la sua propaganda per aumentare la sua completezza. I 4) non-membri neutrali sono tutti gli individui sullo sfondo del gruppo; il 5) non-membro autonomo è pericoloso per il gruppo per la sua autonomia di costituire una minaccia alla completezza; i 6) i non-membri antagonisti sono espressamente contrari al gruppo di riferimento. Riguardo alla non-appartenenza, con riferimento temporale, si può individuare il non-membro e l’ex-membro. Solitamente il secondo non è indifferente rispetto al gruppo.
Oltre alle proprietà formali è possibile analizzare un gruppo per struttura. Il termine ruolo designa quell’insieme di norme e comportamenti prevedibili che un membro apporta alle relazioni. Il ruolo è uno schema che prescrive al membro come interagire, ma non il contenuto. Un ruolo deve essere interpretato dal membro. Con l’aumentare dei membri del gruppo vengono differenziati, in genere, anche i ruoli. Non è solo la quantità a determinare l’aumento dei ruoli, ma dipende anche dalla densità sociale. Questa è data dalla concentrazione spaziale delle persone per il volume delle loro interazioni. Durkheim ha proposto di chiamare società in cui tutti i membri assumevano gli stessi ruoli (ad esempio, uomo caccia e donna accadimento) società segmentali, mentre società in cui vi è una differenziazione di ruoli maggiore società a divisione del lavoro. Formalmente i ruoli possono essere distinti in specifici, se limitati e precisi, o diffusi, in cui i comportamenti attesi sono ampi e meno definiti. I gruppi totalitari determinano tutti i ruoli che un individuo può assumere, mentre i segmentali uno o più ruoli possibili assunti dall’individuo. Ulteriore tipologia di gruppo è la distinzione tra gruppo primario, piccolo in dimensioni, ruoli diffusi e affettivi, forte personalizzazione, e gruppo secondario, il suo opposto. Altra tipologia è il gruppo formale e informale. Il primo è basato su uno statuto e i membri reclutati a seconda della funzione, mentre nell’informale non vige un corpo di regole stabile e membri sono reclutati in modo spontaneo.
Il potere è l’energia sociologica che un attore utilizza per influenzare il comportamento di un altro. La definizione di Weber, potere come possibilità di trovare obbedienza ad un ordine che abbia un determinato contenuto, prevede che l’attore assoggettato dal vincolo del potere si comporti così per il fatto che contrariamente sarebbe meno economico. In una accezione più estensiva il potere è qualsiasi azione che condizioni direttamente o indirettamente, esplicitamente o implicitamente, il comportamento di altri. Un caso particolare per Weber è quello del “potere legittimo” o autorità. All’autorità viene dato il diritto di comandare e gli attori trovano legittimo l’obbedire. La legittimazione del potere è un modo di incanalare l’energia per i bisogni del funzionamento della società. Se i soggetti rompono il vincolo di legittimazione ne sorge conflitto. Ulteriore fonte del conflitto è dovuta che in un gruppo l’autorità non norma tutti i possibili comportamenti e gli ordini lasciano spazi di incertezza. Il conflitto contribuisce a stabilire e a mantenere i confini del gruppo in in-group e out-group. I gruppi che richiedono la totale personalità dei membri limitano i conflitti, ma nel caso esplodessero troverebbero una distruzione delle relazioni del gruppo. Allo stesso tempo il conflitto con altri gruppi aumenta la coesione interna. Un caso particolare è l’uso di un capro espiatorio, cioè un membro interno utilizzato dal gruppo di riferimento come fonte di discordia. Il conflitto in genere crea altri tipi di relazione fra gli antagonisti.
Si possono assistere comportamenti di una quantità di individui esposti ad uno stimolo senza che questi facciano gruppo. Turner individua tre tipi di comportamento collettivo. 1) Panico è una reazione collettiva ad uno stimolo pericoloso che si manifesta con fuga o immobilità. Gli individui in questo caso perdono il controllo e si lasciano influenzare dalle reazioni altrui. Per quanto riguarda la 2) folla si può assistere a comportamenti simili di individui uniti in un luogo, tramite una reazione circolare. Viene suddivisa in folla espressiva, quella di un concerto o di una festa religiosa, e folla attiva, eterodiretta. Il 3) pubblico è un insieme di persone che si confronta sullo stesso problema. A differenza della folla il pubblico ha diverse opinioni e atteggiamenti. Questo processo è detto interazione interpretativa.
La microsociologia si occupa dello studio delle azioni dirette tra gli attori sociali. La network analysis, ad esempio, si occupa dello studio delle varie reti messe a punto dalle persone. Una caratteristica delle reti è di essere a maglia larga o stretta, più gli individui si conoscono tra loro e più è stretta. I legami tra le persone di una rete variano per intensità, durata, frequenza e contenuto.
La scuola sociologica di Chicago ha condotto una colossale ricerca sulle carriere morali, ovvero lo studio dei ruoli assunti in divenire tramite l’esperienza sociale. Come per la network analysis vi è la possibilità di osservare uomini in azione mentre mettono in atto strategie di adattamento sociale. Erving Goffman ha messo appunto una sociologia della vita quotidiana che si avvale della metafora del teatro. Le varie situazioni sociali sono come delle scene dove vi è una ribalta e un retroscena. Nella ribalta si svolge la scena formale, mentre nel retroscena gli attori sono “rilassati” e preparano la scena. Nella rappresentazione il rapporto tra attori e pubblico può essere anche diverso da quel che sembra. Goffman parla di ruoli incongruenti. Anche nella fugace interazione tra estranei per strada il sociologo rileva un rituale che ha chiamato disattenzione civile.
Ultimamente è entrato nel dizionario sociologico capitale sociale. In sostanza questo è il patrimonio di relazioni che un individuo può utilizzare per ottenere i suoi scopi. La fiducia è il componente principale del capitale sociale.

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