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domenica 14 dicembre 2014

Filosofia delle scienze umane: Plotino e il "chi" della percezione

Sembrerebbe che la modernità abbia inaugurato una certa problematicità dell'esperienza vissuta. Leggendo le pagine di di Plotino (203-270 d.C.) – che se avesse potuto fare a meno del corpo sarebbe stato molto più felice – sembrerebbe che tale problematicità sia vecchia come l'uomo e che il pensiero antico sia sedimentato sotto la ratio moderna. La tradizione così detta spiritualista o quella esistenzialista non farebbe altro che rifluidificare una lingua originaria e immortale che non può fondamentalmente rinsecchire.

Domanda fondamentale in merito alla percezione

Plotino nel trattato senile ΠΕΡΙ ΤΟΥ ΤΙ ΤΟ ΖΩΙΟΝ ΚΑΙ ΤΙΣ Ο ΑΝΘΡΩΠΟΣ si chiede quale sia il soggetto delle sensazioni. È l'anima (ψυχη)? È il corpo (σομα)? È una terza cosa che deriva dall'anima e il corpo? L'ipotesi plotiniana si sdoppia: o è la commistione dei due (μιγμα) o qualcosa che è data dalla complessità della commistione (ετερον εκ τού μιγματοϛ).
La domanda subisce delle specificazioni se l'anima sia lo stesso l'agente dell'opinione (δοξα), dei ragionamenti (διανοια), dell'intellizione (νοησεως) e delle affezioni (παθη) – che potrebbero essere una classe autonoma che potrebbe non servirsi di sensazioni (αισθησεις).
Se l'anima e l'essenza dell'anima sono identiche allora non può essere l'anima a subire e a desiderare poiché, essendo l'essenza immortale e incorruttibile, l'anima non può essere soggetta ad affezioni e più in generale da desideri, nel senso di appetiti (επιθυμαι)1. E questa è la stessa dottrina della monadologia leibniziana.

Tesi dello ζωον come μιγμα e possibili modalità mereo(topo)logiche

La tesi è che l'anima sia nel corpo e la loro commistione è il vivente (ζωον). Con il corpo come strumento, l'anima non deve necessariamente accogliere le affezioni che giungono attraverso il corpo, proprio come un artigiano non sentirebbe le affezioni dei propri strumenti.
Il rapporto vivente di psiche e soma, date le premesse, può essere allora di più tipi. Può essere una fusione (κρασις), un intreccio (διαπλακεισα) o un contatto sul genere timoniere con la nave (κυβερητος), diremmo cibernetico.
Se fosse una fusione, l'anima avrebbe la peggio, poiché il corpo sarebbe vivente e parteciperebbe alla vita, mentre l'anima parteciperebbe alla morte e all'irrazionalità, e della vita non ci sarebbe protagonista che il corpo.

Tesi del μιγμα come συναμθοτερον

Se fosse un intreccio, questo intreccio potrebbe essere un "binomio" (συναμθοτερον2). Συν- (sin-, "insieme") e αμθοτερον (-amfoteron, "entrambi"), l'insieme-di-entrambi. Il binomio sarebbe l'intreccio di forma e di sostanza, come la Scure è la forma, nel senso di ειδος, e il ferro è la materia. La Scure e il ferro, ossia l'insieme-di-entrambi, porterebbe alla complessità della scure – come atto. Quando la scure – per i termini dell'analogia, lo zoon –, come binomio di Scure – la psiche – e ferro – il soma –, compirà un'azione, sia il ferro che la Scure compiranno la stessa azione (ma in modi loro propri).

Aporia della partecipazione diretta dell'anima nel συναμθοτερον

Non è ancora chiaro se sia l'anima a patire o il corpo o il migma e ogni tentativo di assegnare un subente tra i tre porta a delle aporie: ogni tentativo contraddice l'ipotesi della separatezza e perfezione monadica dell'anima.
Occorre che ci sia qualcosa d'altro che abbia la stessa natura della percezione (αισθανεσθαι), e delle altre facoltà psicologiche, che scenda come una luce (ϕωτος) dall'anima presso la natura dell'essere vivente. Quindi abbiamo un quarto termine: l'"immagine dell'anima", una emanazione dell'anima della stessa natura delle facoltà psicologiche. Il percorso della sensazione non arriverebbe all'anima tal quale dalla percezione dell'essere vivente, ma vi arriverebbe l'immagine di ordine intelligibile della sensazione, ossia l'ειδος. Questa tesi porta a due conseguenze: il tipo di commistione sarebbe il terzo, quello cibernetico, per cui l'anima guiderebbe un intreccio fra la sua emanazione, l'"immagine animica", e il corpo.

Antropologia e differenza zoologica

La seconda conseguenza porta Plotino a formulare la sua antropologia. La differenza zoologica – tra ferino e uomo – per il filosofo è data proprio dall'intellizione, ossia la contemplazione impassibile delle pure forme. L'intellizione contribuirebbe a costituirci come uomini, appunto. La parte superiore è l'uomo propriamente detto, mentre la parte inferiore è l'elemento leonino, la bestia multiforme.
Si dice parte superiore per due ordini di ragioni: il primo di vicinanza all'Intelletto divino (νους) – a ragionare sarebbe l'anima (λογισμους ψυχης) – e l'altro di tipo gerarchico – l'intellizione dà una posizione di dominio (ηγεμονίαν) sull'ente, compreso il ferino.

Conclusioni epistemologiche ed epistemologico-critiche

Sebbene non sia coperto tutto il trattato – qui non interessano le implicazioni etiche, morali e teologiche in senso stretto –, possiamo tirare un po' le somme su come sia stata descritta la percezione dai neoplatonici antichi. In primo luogo deve essere protetta ad ogni costo la separazione dell'anima dal mondo corruttibile e tutto ciò che non è animico subisce più o meno implicitamente una svalutazione, compresa la percezione.
La scuola esistenzialistico-fenomenologica francese, al contrario, non deduce lo ζωον da un sistema metafisico pre-costituito dal di-fuori; fa piuttosto il contrario. Plotino procede dall'al-di-là, dal meta, proprio della vocazione della filosofia antica che ricostruisce il finito partendo dall'infinito. Il pensiero fenomenologico-esistenzialista produce un sistema metafisico partendo dall'esperienza vissuta dal di-dentro, mentre la si esperisce, sì, ma con distacco fenomenologico. Quindi va dal dato puramente vissuto, in quanto tale finito, alla ricostruzione mereologica dell'infinito.
Nonostante queste differenze nella teoresi, la struttura fondamentale dell'organizzazione delle facoltà psicologiche è mantenuta. Ed è mantenuta anche la differenza zoologica dalla psicologia e dall'antropologia filosofica antica, magari con l'intento di rinnegarla come si è visto sulle pagine de La struttura del comportamento.
Piuttosto è notevolmente moderno in Plotino il concetto di διαπλακεισα che sarà la cifra distintiva del pensiero contemporaneo. Quel -πλακ- è lo stesso dell'epistemologia della complessità, e ne vengono dedotte le stesse conseguenze. In questo caso viene ipotizzato che il vivente potrebbe essere diverso dalla semplice commistione di psiche e soma, ma sia un quid dato dalla partecipazione di entrambi che fornisce piuttosto l'ipostasi della possibilità del vivente. Soma e psiche non bastano, c'è un residuo irriducibile che trascende le parti, specialmente per l'uomo.

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